Mon Electric Bijou – Terror At The Gates (Delta Poison Productions, 2012)

Un’insolita flemma che si è impossessata di me negli ultimi mesi ha fatto sì che parli di Mon Electric Bijou solo ora. Recupererò, e decisamente non solo per farmi perdonare, dicendo subito che questo è un disco che ha incontrato molto il mio favore. Terror At The Gates (che mi viene spontaneo completare con ‘…Of Dawn’. Risate per i miei flussi di coscienza, grazie) è un lavoro che deve molto al mondo dell’indie e lo ringrazia con tracce eleganti, un ben dosato miscuglio di melodia e noise leggero – Feather Of Columbia -, un suono personalizzato da una chitarra spesso pulita da ogni effetto a disegnare la strada della canzone più ancora della voce – Snaggletooth e Lucifer Rising sono una progressione in stile post rock -.
E’ piacevole notare l’eterogeneità della proposta: c’è diverso spazio, infatti, per quel che sembra ispirarsi al blues dalle distorsioni grasse di Jon SpencerVampire Avenue – e all’alt-country (con ovvio uso di slide) da ballata sud-statunitense – American Revolver, A Stolen Reel -. In verità non mancano neppure alcuni pezzi strumentali – Aftermath, Walking High Steel – che trasudano sonorità dilatate e loop ad arte ed è fin troppo facile per me andare mentalmente a ripescare immagini girate (o suoni creati) da Vincent Gallo. Quinto album in dieci anni di attività per la band di Montreal a segnare, oltre che una discreta prolificità, una costanza qualitativa mica male. Appunti dettati dalla curiosità che mi contraddistingue: chissà se il Bijou elettrico che dà il nome a questi canadesi è la semiacustica di Martin Saz che, dalle foto dei live, parrebbe proprio un gioiellino…