Maurizio Bianchi: “…italian pioneer of noise music, originating from Milan” (Wikipedia)

Maurizio Bianchi o molto più semplicemente MB, un nome che paradossalmente in Italia è meno conosciuto che all’estero. Ma fino ad un certo punto, infatti si tratta di uno dei “musicisti” italiani più celebri e con più seguito: un “classe ’55” con all’attivo quantità sterminata di uscite su etichette ambient, power noise, sperimentali ed industriali sparse in tutto il mondo, una discografia che forse non conosce completamente neppure lui, visti i casi in cui sui è stato bootlegato inserito in raccolte più o meno sconosciute o più semplicemente “rapinato”.
Quest’uomo negli anni ‘80 oltre a scrivere su “Rockerilla” e su “Il Mucchio Selvaggio” aveva dato alla luce una serie di cassette “proto-power noise” già ristampate in tutte le salse poi casette e dischi a ripetizione ed uno iato che ha avuto termine poco tempo fa e di lì una ripresa a dir poco frenetica. La produzione di Maurizio Bianchi spesso viene troppo frettolosamente classificata come musica “estrema” o “ostica” mentre i dischi usciti negli ultimi anni si potrebbero definire più che mai ambientali, ma a quanto pare non è una metamorfosi definitiva visto che Bianchi sta nuovamente producendo materiali più duri in parallelo a quelli più soft. Fra le leggende metropolitane che girano su questo signore c’è anche che alcuni gruppi giapponesi l’abbiano coverizzato o citato fra le loro maggiori influenze ma per attestarne l’importanza vi basti leggere il tono con cui Frans de Waard (Korm Plastic/Staalplaat) recensisce uno dei più recenti lavori di Bianchi sulle pagine di Vital Weekly (che per chi non lo sapesse è il THE WIRE di elettronica/sperimentazione/industriale on-line): “…Maurizio Bianchi is the most well-known musician in this lot, and even a superhero among the heroes on the Taalem label. Since his return to the world of music some years ago, he seems to be more active than in his first period (the early eighties) with all sorts of releases, nothing is less enough. Also title wise he is back with the real thing. ‘Bacterie’ is a twenty-four minute work of of ambient versus noise electronics. It’s never really harsh, but on the other hand it doesn’t lull the listener into a deep sleep. Continuos slabs of synth noise, fed through some echo line. Sound wise things may have improved over the years but it’s surely along with some of his best works of the early 80s. Powerful stuff, still, not in terms of musical innovation, but strong in execution…”.

SODAPOP: Maurizio, sei stato uno dei primissimi a fare musica “industriale/power noise” e non mi riferisco solo all’Italia. All’estero il tuo nome è molto conosciuto (anche grazie alla tua + recente produzione ambient/elettronica) tramite una quantità di cassette, vinili e cd ristampati a più riprese. Cosa ricordi rispetto a come iniziasti.
MAURIZIO: Inizialmente non mi ero reso conto di aver composto musica industriale/power noise, in quanto queste etichette sono arrivate in seguito; infatti il mio unico intento era di poter ritrasporre in suono le mie emozioni e le mie sensazioni più recondite, unite alla ferrea volontà di dissacrare il tradizionalismo sonoro. Probabilmente i riferimenti più immediati erano i “maestri” della cosiddetta “musica concreta”, ma in un’ottica molto meno accademica e più impulsiva, meno concentrata sulla ricerca del “nuovo” ma bensì sulla ritrasposizione del “vecchio”, il tutto immerso in un apparato psico-nevrotico di contorno. Le immagini (spesso scioccanti e clinicamente necrotiche) facevano da contorno al discorso musicale, asse portante della mia rielaborazione alienante e scevra di compromessi. Comunque il motivo principale era il desiderio di lasciare nella storia una traccia, seppur flebile, della mia esistenza. Infatti pensavo continuamente a come sarei stato di lì a 20/30 anni dopo, e la vecchiaia mi incuteva terrore, quindi la mia ritrasposizione in musica del “ritratto di Dorian Gray” era l’unica soluzione possibile e plausibile. Sarebbe invecchiato il mio sistema biologico, ma i suoni da me prodotti sarebbero rimasti sempre freschi e giovani come agli albori.

SODAPOP: Quanti anni avevi quando hai incominciato (ed ora)? Alla luce del fatto che sono passati un po’ di anni il futuro continua a spaventarti?
MAURIZIO: All’epoca avevo 23 anni, ora ne ho più del doppio (sono nato nel 1955). Il futuro non mi spaventa più per il semplice motivo che sono riuscito ad edificare la mia speranza su un fondamento solido, la fede (che non è creduloneria) nelle promesse bibliche.bianchi-maurizio_a-m.b

SODAPOP: Infatti, ho letto e sentito dire che sei diventato testimone di Geova, nella mia completa ignoranza ho sempre associato alle persone che vanno in cerca di proseliti di domenica mattina o al mio compagno di banco delle medie che vedeva con terrore le trasfusioni…(lo so è un po’ poco).
MAURIZIO: E’ un discorso un po’ lungo ma non voglio essere tedioso quindi cercherò di essere il più semplice e chiaro possibile. Purtroppo viviamo circondati da molti luoghi comuni, dovuti alla mancanza di conoscenza e di approfondimento (questo è più che comprensibile visto la vita frenetica che conduciamo) e quindi a un nome o a un’etichetta viene associata un’immagine o un concetto che rasenta lo stereotipo; applicando questo concetto alla religione, in specifico al testimone di Geova, esso viene visto come il petulante ricercatore di proseliti o il fanatico religioso. In realtà, osservando il contesto dall’interno (attualmente io mi trovo in tale situazione) ci si rende conto che non si tratta esattamente di ciò, ma la volontà del testimone nasce dall’amore verso il prossimo e dal desiderio di piacere al proprio Dio, colui che dispensa benedizioni a coloro che lo amano.

SODAPOP: Credo che qualcuno possa trovare contrastante ciò che dici con il Maurizio Bianchi degli esordi che molti associano ad un muro di rumore accompagnato ad una copertina con un cadavere carbonizzato.
MAURIZIO: E’ proprio questa la sensazione che voglio creare nel mio interlocutore anziché affermare qualcosa che lui vuole sentirsi dire. Questo significa che non sono rimasto fossilizzato ai clichè degli esordi e di conseguenza anche la mente degli ascoltatori non deve rimanere fossilizzata su stilemi e definizioni ormai superate. Questo fa parte dell’evoluzione e della maturazione di ogni artista.

SODAPOP: Quindi percepisci ciò che fai come arte, Ma questo succede da quando hai differenziato la tua produzione e non limitandola solo a quello che era più o meno “power noise” ed aumentando le uscite “ambient”? Oppure da quando ti è stata attestata una stima più o meno univoca da parte di molti musicisti, appassionati stranieri? O fin da subito?
MAURIZIO:Tra i significati di arte vi è il seguente: “l’attività, individuale o collettiva, da cui nascono prodotti culturali o comportamenti e simili che sono oggetto di giudizi di valore, reazioni di gusto e simili, e il risultato di questa attività” (“Il Nuovo Zingarelli”). Questa definizione mi trova pienamente d’accordo, di conseguenza posso affermare che da quando mi è stata attestata una certa stima indirizzata al mio operato, allora mi sono reso veramente conto di aver prodotto qualcosa di “artistico”, frutto di certi accorgimenti e tecniche particolari, mentre in precedenza li avevo definiti solo esperimenti.

SODAPOP: Quando hai iniziato a differenziare la tua produzione concedendoti alla melodia (e perché se è lecito chiederlo)? E poi di recente ho visto che in parallelo sei ritornato ad assemblare materiale duro come i tuoi albori.
MAURIZIO: Nel mio periodo “romantico”, se vogliamo definirlo così, che va fra il 1997 e il 2001. Il motivo? Probabilmente non esiste un reale motivo, ma il desiderio di sperimentare strade più “luminose”. Il ritorno agli albori è iniziato gradatamente con lavori più ‘concreti’ come Frammenti e Antarctic Mosaic, ma è stato l’inizio delle mie collaborazioni con Sandro Kaiser/Frequency In Cycles Per Second (Chaotische Fraktale e soprattutto Letzte Technologie), che mi ha dato l’incentivo a ripercorrere le arcaiche strade del rumore ma con una rinnovata passione per le atmosfere oscure dell'”abandoned ambient” (azzeccato termine coniato dallo stesso Kaiser).
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SODAPOP: L’unica tua foto che si riesce a trovare in internet è quella stile impiegato con il maglione rosso che sembra una di quelle che escono dal cassetto quando ti metti a frugare fra le foto dei tuoi genitori. Perché non hai mai usato altre foto di te allo stato attuale?
MAURIZIO: Per la semplice ragione che il fruitore deve concentrarsi sul prodotto e non sull’immagine di chi sta dietro le quinte. Al massimo l’unica immagine coerente è rappresentata dall’artwork, quello che esplica meglio il contenuto.

SODAPOP: Una volta scrivevi su Rockerilla esatto? È stato a forza di recensire dischi o di avere a che fare con giornalisti musicali che hai maturato questa reticenza a fornire qualunque altra cosa che non sia il “prodotto” stesso del tuo lavoro?
MAURIZIO: Esatto, scrivevo su “Rockerilla” e su “Il Mucchio Selvaggio”, e sinceramente questa mia “reticenza” non ha nulla a che vedere con tutto questo, fa solamente parte del mio carattere timido e riservato.

SODAPOP: Cambiando completamente argomento, quali musicisti o dischi ti hanno influenzato maggiormente, soprattutto agli esordi? ricordi ancora quando e come ti hanno “illuminato”?
MAURIZIO: Mi ricordo dell’effetto che mi fecero album quali Zeit dei Tangerine Dream ed Eruption dei Kluster: ero nella prima metà degli anni settanta, in piena fase “conoscitiva” e quei suoni oscuri ma allo stesso luminosi mi penetrarono nell’animo più recondito e l’effetto fu subito notevole. Da allora mi immersi in un universo sonoro sconosciuto ma affascinante che mi avviluppava la mente e il cuore e mi dedicai completamente allo studio emozionale della sperimentazione. Poi arrivarono i Throbbing Gristle & Co. e la dedizione ai suoni industriali ebbe il suo completamento.

SODAPOP: C’è qualcosa che ti premerebbe aggiungere e che non ti ho ancora chiesto?
MAURIZIO: ecco la “possibile” domanda: “Si notano delle similitudini nei titoli di alcune tue recenti produzioni con i titoli dei tuoi primi lavori, ad esempio Mectpyo Saisei, Neuro-Munalp, Genologic Technocide, Carcimetrio e The Testamentary Corridor; si tratta di una semplice coincidenza oppure è una cosa programmata?”

SODAPOP: Ottimo, ora però ti tocca rispondere!
MAURIZIO: E’ una cosa voluta in quanto mi sono ripromesso di commemorare nelle ultime produzioni alcune cose del passato che hanno lasciato una traccia indelebile, ma questo si è limitato ovviamente solo ai titoli in quanto l’apparato musicale è molto cambiato a causa della mutazione dei tempi.