Martina Bertoni – Hypnagogia (Karlrecords, 2023)

Terzo disco per Martina Bertoni, violoncellista e compositrice che si muove nel contesto di una musica ambientale melanconica ed eterea, che no ha paura di farsi tagliente ed aspra quando il copione lo prevede. Il tutto è amalgamato e gestito con personalità e dovizia di cura, fino a creare scenari che sembrano essi stessi parte di un mondo osservato esternamente. Sei tracce, ispirate dalla lettura di Solaris di Stanislaw Lem, libro pubblicato per la prima volta nel 1961. Potremmo quindi essere noi, ascoltatori umani, ad osservare mutazioni e fenomeni con lo stupore di un bambino, accarezzato da un suono alieno ma mai respingente. Quando poi le corde si fanno sentire come in Collided è come se un barrito atavico creasse una comunicazione puramente emozionale e vibrante, ipnotica. Altrove sembra che il suono frastagliato di un’atmosfera sia sostenuto da corde percosse, quasi come se il nostro corpo stesse attraversando i diversi strati della materia. Infinitesimamente piccoli o grandi, fuori scala ed inadatti per un contesto, errati a livelli di frequenze. Sembra che Martina abbia intenzione di prenderci per mano e di guidarci in questo mondo, cercando per noi una corretta chiave d’accesso. Il substrato sonoro è quasi sinfonico, come se la partitura venisse però suonata durante una tempesta. Quando le linee melodiche prendono il sopravvento, ed è il caso di Hemisphere, il paesaggio appare in movimento ed in rotazione, a sibilare sempre più vicino ai nostri corpi, come orbite sfalzate e taglienti fra i diversi elementi in circolo. Martina, il suo violoncello, i crepitii ed i rumori, le diverse presenze che abitano la stazione spaziale, l’oceano vivente. Your Sun chiude la partita, mettendoci di fronte a quello che sembrerebbe esser l’ineluttabile destino. Uno scontro di energie che portano giocoforza ad un cambio di stato, all’eliminazione, ad un nuovo equilibrio?