Marcho Gronge: il matto che credeva di essere un genio

Il 3 dicembre del 2021 mia madre ha compiuto 69 anni. Nel medesimo giorno tramite Ephedrina Netlabel veniva alla luce Obsolescenze Programmate. Obsolescenze Programmate sembra essere il lavoro di un folle, di quelli che si trovano anni dopo, nelle case ormai abbandonate. Ma basta avvicinarcisi un pochino per capire che dietro a questo lavoro di insieme c’è soltanto una diversa visione del tempo, una diversa attenzione. Il mettersi a disposizione del gesto e del tentativo, senza aspettarsi nulla ma nemmeno senza nulla negarsi. Attraverso la bellezza di 23 brani Marcho Gronge racconta probabilmente se stesso in quella che è a tutti gli effetti la sua prima opera solista. Libera, come chi si accorge di riuscire a dipinger molto meglio da nudo. Complessa, come chi prova a contarsi da solo le proprie ossa. Stimolante, come chi osserva nuove strumentazioni con il sorriso sardonico di chi potrebbe combinarne il peggio. Un lavoro ipnotico e straniante, che entra sotto pelle senza fretta, senza voler essere deduttivo, ma dal quale non riusciamo a togliere occhi ed orecchie di dosso. Sarà il fascino del desueto, il voler rimanere aggrappati a qualcosa di profondamente anacronistico, ma la ritmica spezzata, i gemiti, i respiri ed il mondo che si celano dietro a queste trame mi impongono di cercare risposta dietro a tale lavoro. Pronti, via, intervistiamo Marcho Gronge.

SODAPOP: Roma è una città popolata da quattro milioni di normaloidi che si credono geni e tu pensi di esserne il  sindaco. Migliaia di musicisti, centinaia di noisemakers e tu ancora spippoli. In 40 anni produci tonnellate di musica. Agitato ed agitatore culturale in continuo movimento, profondo conoscitore dell’agio che si solidifica in disagio. Tra pandemie, crisi economiche e guerre riesci ad apprendere il programma musicale più facile del mondo e cominci ad usarlo per creare ancor più difficoltà di ascolto e di comprensione. Cerchiamo quindi di scoprire, citando Edika, perché tutto questo odio Marcho… Non ti ho mai visto dal vivo ma ho incrociato diverse persone e musicisti che con/su di te hanno suonato, fatto interviste e scritto. Quindi, venendo agganciato in messenger mi sono detto, “… perchè no?” Poi mi informo, curisoso. Per la prima volta, in anni di carriera, nel 2021 è uscito un tuo lavoro solista, Obsolescenze Programmate, chè è anche la prima parte di una trilogia: mi viene da dire sia un nuovo mood, quello della solitaria, e, visto il titolo e la mia esperienza professionale (gestisco un centro diurno per anziani) mi viene da leggerlo come un lavoro su se stessi e sul proprio agire artistico. Che tipo di pensiero sta alla base di questo progetto e, se c’è, quale lo stacco rispetto alla tonnellata di progetti collaborativi messi in atto finora?
MARCHO: La risposta in parte risiede nel mutamento effettivo delle condizioni generali in cui la musica si è venuta a trovare negli anni a cavallo del lock down diciamo tra il 2019 e il 2021 quando giocoforza molti personaggi tra i quali ovviamente io abbiano cercato una forma di sopravvivenza creativa lavorando o cominciando a farla in solitaria. Bisogna comunque tenere in conto che già da tempo i vecchi gruppi allargati erano incappati in un processo economico che costringeva un po’ tutti all’auto-ridimensionamento e quindi a formazioni notevolmente rimpicciolite se non ridotte all’uno. Il mio gruppo storico GRONGE nei momenti di massima espansione negli anni 80 ci vedeva spesso girare in 12/13 elementi. Tutto questo per quanto riguarda l’aspetto motivazionale sanitario economico che nel mio caso si arricchiva di elementi di sfida verso i miei stesso gap verso e per la tecnologia. Partivo da Audacity verso l’ignoto e sin da subito come da mia vecchia abitudine alzai l’asticella cercando di usare la mia ignoranza come ariete invece di stare lì a cercare di imparare prima di fare musica facevo musica con quello che imparavo mano mano linea dopo linea codice di codice come un monaco benedettino amanuense.

SODAPOP: Da molte parti questo periodo è stato forzato per essere produttivo, cercando bolle di creatività che hanno dato frutti anche insperati. In molti di questi dischi sento un’onestà rappresentativa, un vero e proprio riappropiarsi del proprio codice espressivo per comunicare arte, o esperienza. Con Obsolescenze Programmate al contrario quel che riesco ad assorbire dall’ascolto è una sorta di supermarket dell’orrore e dell’errore; brani di 3 minuti che sembrano passati in una pressa e conditi con particole di mondo reale, spesso nemmeno del più bello. Cosa resta dopo questo esubero? Cosa dopo questo sfacelo? Come ti sei sentito dopo aver chiuso la prima parte dell’opera?
MARCHO: Mi sento come un cammello in una grondaia direbbe Franco Battiato oppure come una marmitta modificata di un vespino anni 70 ma in realtà invece come una vongola messa a spurgare prima di essere cotta. Obsolescenze Programmate al contrario cioè il disco non smetterà di funzionare nel 2026 ma inizierà a funzionare con una macchina del tempo atemporale oppure come un ombrello parafulmini. Iniziamo dalla prosopopea gigante dei famosi musicisti elettronici che quando spippolano sui loro preziosi comandi assumono le fattezze del divino creatore alle prese con il genere umano. Questo loro trincerarsi ieratico e meditabondo dietro miscelazioni spesso monotone che se non avessero volume sicuramente meglio mettersi ad ascoltare la tua vecchia lavatrice. Spaccando questa coltre di timori inverecondi scarico il più elementare dei programmi e cominciando a capire come funziona procedo come un troglo munito di ascia in selce  abbattendo gli ostacoli e trascinando l’errore come elemento senziente del brano (?) Già dalla definizione nascono fertili dubbi e soprattutto la scelta cioè quella di trovare prima un titolo e poi cercare di dargli un suono che a sua volta in circolo fornirà un immagine. Ovviamente tutte le 25 tracce contengono ignavia soluzioni d’errore ed errori di soluzione nonché suoni concreti (giro sempre col mio zoom a portata di mano). La messa del primo brano è vera ed anche il cigolio provocato dal portone della chiesa sovrapposti solo i rumori di cantiere registrato altrove unico intervento la creazione di un loop. Oppure ascolta ad occhi chiusi il cerebro del gabbiano che ritrae la testa e vedrai il gabbiano. Naturalmente l’ordine dei pezzi non è quello della creazione ma può essere un buon esercizio capire l’ordine vero di questa stele Elettropunkonkrete.

SODAPOP: Per chi credi esista la musica? Ed il suono? Per se stessi, quindi i creatori o per il pubblico, quindi gli ascoltatori? A chi appartiene? Stamane ero in auto ed ho dato un passaggio ad una collega; ascoltavo i La Tène, un gruppo elvetico: dopo qualche secondo la collega mi ha chiesto: cos’è? Musica le ho risposto. Non mi è sembrata per nulla convinta. Ti ritieni un musicista od una persona che espelle parte di se stesso?
MARCHO: Musicista Mai Mai Mai tanto per citare uno che di loop e droni la sa lunga. “Musica è tutto quello che ascoltiamo pensando che lo sia…” (cit Luciano Berio) e sin qui mi hai facilitato il compitino. Per me sedermi davanti alla macchina computer e deformare suoni altrui o inserire suoni concreti rimediati in strada è qualifica di cacciatore di espressione in parte casuale emisfero dell’astratto in parte razionale emisfero che cerca sempre di ricondurre le sensazioni a qualcosa di solido e concreto come file…ah ah ah siamo androidi rappresentanti di un mondo forse esistito nei meandri di qualche memoria ma la parola va sempre ai bravi e famosi non certo a me.
PS: Lo faccio per me per quella parte di me che ha bisogno di te che mi ascolti senza chiedermi perché. Scrittura inconscia o super razionale o tutte due purché si goda attraverso le tue orecchie. Se tutto questo non accade attenzione agli effetti collaterali in fondo non siamo altro che contenitori nomadi di suoni e di suonati. Comunque vada godo a prescindere quando lo faccio non riascoltandolo.

SODAPOP: Cos’è l’incontro in questa caccia di espressione? Casualità, affinità, bisogno oppure semplice necessità o spontaneo piacere? Che tessere bisogna incastrare in questo senso? Sei più un ricercatore od un ricevente in questi movimenti?
MARCHO: Incontri alla fine del mondo ma anche la dove nascono le montagne senza mai riuscire a nascondersi. Ricevente è Offerente se non ricevi non offri in questa galassia accecata dal sole qualche alieno un alienista come me lo trova sempre,anzi direi che loro cercano me. Incontri casuali non esistono ma c’è una materia sensibile che tutti i migliori offerenti espongono nella loro vetrina apparentemente vuota e dominata dai riflessi e cioè l’ostinata riproposizione dell’unica merce spendibile: se stessi a crudo senza condimenti o trucchi alla moda.

SODAPOP: Obsolescenze è la prima parte di una trilogia. Le altre due parti sono già completate? Perché una trilogia? Il dover riprendere il filo ed il rischio di deludere non è più alto? Tre trilogie che ti hanno soddisfatto pienamente?
MARCHO: La seconda è pronta all’uso e verrà pubblicata a breve il titolo è GESTIONE RISORSE OCCASIONALI, sottotitolo David Lynch non esiste mentre per la terza c’è un po’ di materiale ma attendo la luce per il titolo. Perché crearsi dei problemi con una triade? Se lo sapessi non me li sarei creati ma ti assicuro che per onestà intellettuale e concettuale disonestà non potevo fare altrimenti perché tutto iniziò che non sapevo fare praticamente nulla e chiuderò in procinto di divenire uno One man band serio. Non conosco trilogie che mi piacciono poiché o sono state fatte puntando sul nome oppure contengono materiali di risulta che nel mio caso non esiste come concezione. Comunque per quanto riguarda le uscite multiple il lavoro di Gianluca Becuzzi mi sembra interessante anche se fuori dal mio umore.

SODAPOP: Giuro, mentre scrivevo la domanda, a livello sonoro Gianluca era uno dei pochissimi che mi era venuto in mente! Ephedrina, etichette discografiche, sporcarsi le mani per l’uscita di un disco… come ti ci vedi? Che esperienze hai avuto in questi anni e come ti gestisci al momento?
MARCHO: Ephedrina è stata casuale e nessuno sporco impossibile da togliere ma tutto sommato non la ripeterei. Al momento se sbucasse un etichetta anche solo virtuale e l’operazione mi piacesse perché no..ma in linea di massima credo di aprire io una mia piccola etichetta. Ci stavo pensando oggi e la chiamerei ASTRUSITA’ playrec alla quale dedicherei solo un certo tipo di lavori miei e non miei. Rimango comunque un autore piú che un editore anche se pure questa categoria va rivalutata nascondendo molte personalità bipolari.

SODAPOP: Ah ah ah, mi ci metto in pieno, siamo gente strana! Sei in giro da un sacco di anni come musicista, ma che tipo di ascoltatore sei? Se ti dicessi Franti, Detriti, Boredoms e Dead Kennedys becco qualcosa o sono completamente fuori strada? Compri dischi? Qualcosa di buono in giro?
MARCHO: Li hai presi quasi tutti! Stefano Giaccone dei Franti suonò il sax su Metropolis un pezzo storico (anche se preferisco la geografia), con Jello Biafra dividemmo il palco al Forte Prenestino qualche anno fa, Borgata Boredom è nata sul marciapiede dove bivaccavano dopo i concerti al Dal Verme..per il resto in genere compro ai concerti e scarico poco. La maggior parte del tempo la passo ascoltando per caso proprio quello che mi serviva in quel momento dal folklore venezuelano passando per il neomelodico agli inni da stadio fino a John Cage, Luciano Berio e Bruno Maderna.

SODAPOP: Ti dirò: ho ascoltato qualche volta Obsolescenze Programmate, soprattutto in auto, scoprendolo come una madeleine molto interessante dalla quale penso potremmo estrarre input anche dopo la data di scadenza, della quale sarò incuriosito di vedere l’evoluzione e quindi attenderò GESTIONE RISORSE OCCASIONALI, per capire come posizionarle all’interno di questo triangolo. Poco fa è uscito il discorso della musica dal vivo e pre-intervista mi dicevi anche del tuo periodo di gestione di un club a Roma. Che tipo di vissuto hai avuto in quel senso? Quale la tua visione rispetto alla musica dal vivo e quale sorpresa, se ce ne sono state, hanno caratterizzato la tua esperienza da spettatore, da gestore e da musicista?
MARCHO: È roba che ha bisogno di ascolto e cura delle orecchie e come ti dicevo l’obsolescenza per me come sempre funzionerà al contrario..dopo 5 anni si accorgeranno del valore della cosa. Come gestore posso solo dirti che in 4 lunghissimi meravigliosi anni l’ho usato solo due volte per le mie improvvisazioni perché ovviamente ho scoperto che mi affascinava molto ma molto di più ascoltare gli altri e a parte Petrolio riuscimmo io e la mia socia a organizzare 400 live oltre a proiezioni presentazioni libri Reading ecc ecc praticamente un H24 dal quale uscimmo distrutti e separati ma consapevoli di aver costruito una montagna coi cucchiaini da caffè perché ovviamente tutto questo senza aiuti esterni e senza finanziamenti che non i nostri 4 spicci.

SODAPOP: E non mi pare poco…che dire ancora Marcho? Grazie mille per la chiacchiera, è molto bello riuscire ad andare oltre il seminato ed è stato un piacere ragionare a voce alta con te. Spero di avere prima o poi occasione di vedere una qualche tua esibizione, nel caso ti spingessi a Nord fammelo sapere! Aspetterò le opere, per intanto continuerò a decodificare il presente…