Lori Goldston & Greg Kelley – All Points Leaning In (Broken Clover, 2023)

Mettete una violoncellista ed un trombettista di esperienza, talento e sentire comune nello studio studio di casa di un leggendario produttore.
Ora andatevene e tornate dopo qualche mese, a riascoltare quanto espresso in quelle sessioni.
I suoni perdono letteralmente padroni mischiandosi agli elementi in una lega di ottone e legno. È un insieme in qualche modo lirico, che pende verso un’orizzonte che si estende in maniera accogliente, giusto caratterizzato da stridii animali e qualche scaglia. L’esperienza dei musicisti permette un equilibrio importante, quella stabilità sonora che potrebbe essere l’ultima calma prima del tracollo. Continando con l’ascolto però ci si accorge di come questo ruvido intreccio sia la cifra stilistica dell’unione fra Lori Goldston e Greg Kelley e che, probabilmente, anche Steve Fisk possa aver avuto, anche solo come promotore di un sano approccio rumoroso. C’è dello sferragliare, della valutazione fra i musicisti su cosa possa fare più rumore e quel sentore di natura selvaggia, di ordine prescritto delle cose, di vociare inconsulto, di spontanea armonia del Northwest.
Il disco si compone di quattro brani ma potrebbero in realtà esistere come un unico flusso sonoro di un’abbondante mezz’ora e riconosco il fatto che ad orecchie innocenti suonerebbe come semplice rumore. Possibile: sono forze, tensioni che creano movimenti placidi. Quando Kelley si prende degli spazi puliti per la sua tromba il lirismo è commovente, quasi marziale, ma è solo un secondo. All Point Leaning In è infatti già terminate ed è il momento di entrare in You’re in Good Company, intermezzo grazie al quale riprendiamo fiato e ci prepariamo alla finale Seeing Stars. L’impressione qui è quella di una salita alle stelle, distaccandosi dal contesto terreno per librarsi in quota con tutto quanto il corredo di tasti, archi e corde. A tratti angelica, a tratti sofferta, brumosa spesso. All points leaning in.