Xylouris White – The Forest In Me (Drag City, 2023)

Giunta al quinto album, la collaborazione fra Giorgios Xylouris e Jim White subisce per la prima volta un drastico cambiamento. Non più infatti una sala dove trovarsi e canalizzare insieme le proprie energie, bensì un più rarefatto scambio di files e prove musicali, cucite insieme dal fido Guy Picciotto. Gli strumenti, lo ricordiamo, sono il liuto e la cetra per il greco e la batteria per l’australiano. A tratti i ritmi tendono a diventare sornioni e, talvolta, quasi troppo rarefatti. Esperimenti interessanti ma che a stringere si fa fatica a tenere il passo di alcune derive.In alcuni casi, vedi Missing Heart, il tenore ed il trasporto sono molto interessanti ma si muovono sopra il nulla, quasi fossero scheletri ancora da rifinire. Il tenore dell’opera rimane il medesimo, quasi un taccuino di idee nel quale mettere, eventualmente, ancora mano (nessuno spunto vocale, ritmi che corrono qua e la). Gli spunti sono ottimi ma resta un po’ di amaro in bocca, dacché quando la costruzione si fa solo vagamente più polposa si intravede quello che potrebbe essere stato: Red Wine con i suoi suoni legati e trattenuti, Underworld con le sue assenze ed i suoi silenzi. La chiusura di Memories and Souvenirs lascia intatta la voglia di ascoltare e riascoltare quanto fatto dalla coppia finora, aspettando la prossima tappa di quel che sarà. È una storia che nasce nel 2010, con un’esibizione di Giorgios con il padre a Melbourne e che prosegue con collaborazioni incrociate fra Dirty Three e Xylouris Ensemble. Date una settimana a questi due, cibo, vivande e Guy Picciotto. Uno studio, a riaccendere la vicinanza e la magia.