L’inverno in Sicilia, il western. Sono tornati i Silent Carnival.

Conosco Marco Giambrone, Caterina Fede ed Alfonso De Marco, i Silent Carnival, dalla pubblicazione del loro primo omonimo album. La felicità nel sapere del loro ritorno mi hanno portato ad approfondire quanto sia successo dal 2018, anno del loro ultimo lavoro Somewhere, ad oggi con annessi e connessi. È Marco a parlarci, con il contributo di Caterina alle sue spalle a suggerire i nomi giusti al momento opportuno.

SODAPOP: Ciao Marco, come stai? tutto a posto?

MARCO: Tutto a posto, c’è anche la Cate in giro!

SODAPOP: Ciao Caterina!! Come state?

MARCO: Tutto bene, si lavora pesantemente al solito in fattoria, dicembre è un periodo molto pieno…niente! Stiamo cercando di provare i pezzi nuovi ogni tanto per portarli in giro…

SODAPOP: Silent Carnival da quanti anni esiste?

MARCO: Discograficamente dal 2014 ma ho iniziato tramite il piccolo tour che feci ai tempi con Carla Bozulich a dicembre 2012 quindi il periodo era quello. 11 anni con quattro dischi e lo split con gli Sneers.

SODAPOP: Beh, comunque una bella media produttiva guardando la carriera!

MARCO: Sì, ci sta, io non immaginavo di riuscire a fare tutte queste cose…

SODAPOP: Quattro dischi con la medesima formazione, corretto?

MARCO: Sì, alla fine il processo è sempre stato questo diciamo, io scrivo i pezzi poi insomma, si aggiungono le altre parti. L’eccezione è stata solo dal vivo quando per il tour di Somewhere abbiamo avuto Livio Lombardo a suonare le percussioni ed eravamo in quattro in tour. Lui è anche Saint Huck, che è appena uscito con un lavoro nuovo e purtroppo non potrà far parte del tour.

SODAPOP: L’abbiamo appena recensito nella rubrica dei formati brevi, sì. Quindi quarto album a cinque anni di distanza da Somewhere.

MARCO: Sì, purtroppo…

SODAPOP: Voi sareste voluti uscire prima potendo?

MARCO: Sì, perché il disco era già completo due anni fa, registrato nel 2020 e completato nel 2021 poi ho avuto un po’ di difficoltà per farlo uscire onestamente. Per varie problematiche, poi il periodo del covid aveva creato problemi anche a molte etichette e diciamo che il tutto è rimasto un po’ in stallo, più un periodo anche di allontanamento dalla musica, nel frattempo poi avevo fatto un piccolo lavoro solista di chitarra nel 2022 poi una casualità ha voluto che rincontrassi un amico di Cuneo che era in Sicilia e che mi dissse che avrei dovuto far ascoltare il disco ad un suo amico che aveva un’etichetta chiamata Vollmer Industries e da lì siamo ripartiti. Non potendo gestire da solo l’uscita di questo disco ha contattato altre etichette, quindi I dischi del Minollo e Toten Schwan si sono fatte avanti per cui si è creato un team che ha accellerato le cose.

SODAPOP: Vollmer Industries è l’etichetta che conosco meno delle tre ma ho visto che ha fatto un sacco di uscite.

MARCO: Sì, ha fatto un sacco di cose, abbastanza pesanti ma molto belle! Una piccola etichetta che fa dei bei lavori anche come tirature dei vinili, cura delle uscite, classica piccola etichetta che si impegna molto in queste piccole realtà alternative.

SODAPO: Piccole realtà alternative? Siete al quarto disco ormai, una bella sicurezza credo piuttosto.

MARCO:Sì, anche se siamo al quarto disco noi rimaniamo sempre una sorta di ibrido, una via di mezzo fra un progetto super oscuro ma magari leggermente più conosciuto di altri; comunque sempre una piccola realtà italiana.

SODAPOP: Vero che la realtà italiana forse non aiuata. Voi partite dalla Sicilia ma non siete riconoscibili come siciliani: foste nel Nebraska probabilmente avreste un altro tipo di pubblico ed un altro tipo di visibilità. Questo pensi abbia reso la vita difficile al vostro progetto?

MARCO: No, dall’Italia in generale no, secondo me perché ci sono tante realtà musicali incredibili che fanno anche musica più estrema della nostra. Un po’ il problema logistico, è inutile negarlo, pesa. Le uscite live sono state abbastanza sporadiche perché molto complicate ed anche gli scambi fra i musicisti sono sempre stati a distanza, molto diverso se fossimo stati in un’altra realtà come Bologna dove ci si incontra, si collabora creando cose nuove. Non mi piace lamentarmi ma sicuramente alcune cose avrebbero un corso più facile se fossimo in un altro luogo. Per il resto l’Italia negli ultimi anni sta dando degli artisti pazzeschi. Tu stesso mi citasti San Leo che casualmente vidi ad Utrecht dal vivo ed anche quelli furono una grandissima scoperta, poi ci sono tantissimi artisti italiani che vivono anche all’estero come Valentina Magaletti o Marta Salogni, Caterina Barbieri, un sacco di cose belle effettivamente che anche all’estero stanno riconoscendo per il loro effettivo valore.

SODAPOP: Però la Sicilia ha avuto dei momenti dove le cose che succedevano succedevano lì. Negli anni degli Uzeda o di Francesco Virlinzi si guardava alla Sicilia dall’Italia come una sorta di avanguardia, c’era una scena caratterizzante la regione e l’isola.

MARCO: È vero, è vero, sono stati anni molto belli quelli perché comunque anche in Sicilia transitavano tantissimi artisti della scena noise americana e quello è stato l’ambito dove sono nate tantissime band come gli Uzeda ed altre band ed a Catania suonavano Shellac, Fugazi e mille altre cose che adesso sembrano impensabili ed allora furono possibili.

SODAPOP: Com’è la situazione artistica sicula ora?

MARCO: Detto tra noi non conosco moltissimo la realtà odierna. C’è una grandissima scena pop sicuramente, quella la conosciamo tutti ma l’underground siciliano è molto sfuggente, ci sono delle piccole cose che si muovono fra Palermo e Catania, noi siamo qui in una terra di mezzo, dimenticata, però forse ora dopo il momentaccio stanno iniziando a rinascere cose. Vedo una programmazione live leggermente più cospicua su Catania per cui spero sia un momento di rinascita.

SODAPOP: Togliendo la Sicilia invece, a livello di musica in generale, cosa si ascoltando i Silent Carnival e quali sono stati gli ascolti lavorando all’ultimo disco? Qualcosa che vi ha smosso in qualche direzione?

MARCO: Ascoltando un sacco di cose, ogni volta poi quando qualcuno me lo chiede sono un po’ confuso perché non me lo ricordo però…boh, abbiamo ascoltato Vanishing Twin, i Moin, tutte band dove suona Valentina Magaletti! The Comet is Coming, anche cose molto diverse, poi l’ultimo disco di PJ Harvey per la quale vabbè, noi siamo fuori ed in fissa. Il disco è molto bello e tu’’altro che mainstream, poi…che altra roba? Anche il disco di IOSONOUNCANE l’abbiamo ascoltato tantissimo, crediamo sia uno degli artisti italiani che più si distingue sempre, ii anche nell’ultima visita che abbiamo fatto al Le Guess Who? ad Utrecht è stata fonte di scoperte: dal vivo mi sono molto piaciuti i Sanam, vengono dal Libano e fanno una sorta di, non saprei, una commistione di suoni tipici, noise, impro con derive jazz, poi, a parte Alan Sparkhaw che abbiamo visto per la prima volta in solo, i Facs di Chicago. Per fortuna che c’è Caterina a suggerirmi le cose! Un bel po’ di cose che hanno a che fare con paesi meno scontati, c’è un mare di roba fichissima…

SODAPOP: Avete visto gli Ndox Electrique? Il disco è fantastico…

MARCO: No, ormai c’è tantissima roba e stare dietro a tutti è impossibile, ci siamo persi anche The Necks con relative bestemmie…

SODAPOP: Li perderò anch’io a Milano! Ascolti eterogenei quindi…

MARCO: Poi anche il disco di Bono/Burattini ci è piaciuto abbastanza, dal vivo meritano tanto…ascotliamo sempre tanta musica, in realtà siamo dei musicisti ma siamo soprattutto anche dei malati! Ah, anche il disco di Waeve (come cacchio si pronuncia), Graham Coxon e Rose Elinor Dougall è fantastico.

SODAPOP: Non l’ho ascoltato quello, vero che esce talmente tanta roba che ascoltare tutto diventa difficilissimo.

MARCO: Anche Laura Loriga ha fatto un disco secondo me enorme. Se mi dici un disco che nell’ultimo anno mi è piaciuto di più ti direi quello, anche perché vagamente colgo delle affinità, non so bene come ma ce le trovo con Silent Carnival, le atmosfere, gli organi, non so cosa…

SODAPOP: Dicevamo che sono undici anni ormai di azione come Silent Carnival ed in undici anni si cambia, si invecchia, si matura ed anche i riferimenti mutano. Ultimamente mi sono intrippato con un sacco di roba anni ’90 come i Lowercase, i Godheadsilo, i Chokebore, che mi ascoltavo in parte quando avevo vent’anni ed ho ripreso ora.
Voi rispetto al cambiamento…il suono Silent Carnival si riconosce subito. Sentite ci siano stati dei cambiamenti, delle modifiche o vi riconoscete comunque in quello che avete iniziato anni fa?

MARCO: Credo che sia un discorso che continua. All’inizio il tutto era partito in modo un po’ più astratto, con dei pezzi che non avevano una struttura definita. Ero partito con un’idea di una sorta di ambient però cantata, non so nemmeno io bene cosa. Di sicuro in quel periodo l’ascolto di Carla Bozulich e l’esperienza comune dal vivo per me era stata una grandissima ispirazione. Poi in seguito per me si è lavorato maggiormente sulla linea canzone per arrivare a Somewhere che era qualcosa che aveva a che fare col folk e con gli strumenti acustici e che continua anche in questo ultimo disco. Diciamo che forse sono dei pezzi un po’ più asciutti e più assimilabili a delle canzoni vere e proprie a parte un paio di episodi. Prima forse c’erano più derive improvvisative…al momento è così più in futuro si vedrà!

SODAPOP: Io l’ho trovato fondamentalmente il vostro disco western, ci ho ritrovato molta di quella atmosfera. Prima eravate a tratti più folk ma qui ci ho trovato tanta atmosfera. Io penso a voi e penso alla Sicilia fuori stagione. Non ci sono mai stato ma se dovessi pensare alla Sicilia d’invrno penserei ai Silent Carnival.

MARCO: Mi è piaciuta quella cosa che hai scritto perché in realtà noi siamo in un paese di montagna, dove nevica pure, quindi è una visione della Sicilia un po’ fuori dal comune. Non so se, immagino, dicendo western, ti ricorda più alcune cose americane tipo Songs:Ohia o cose del genere…

SODAPOP: Non saprei, credo sia un fatto proprio di territorio. Se penso al mio immaginario western probabilmente tre quarti dei film coi quali sono cresciuto sono stati girati in Spagna. Tra Sicilia e Spagna ci sono delle affinità e se io sento alcune delle vostre musiche potrebbero starci benissimo. Chiaro, non è Morricone ma è comunque una sorta di epica non del perdente ma di quella roba un po’ maliconica a campo lungo, che mi da questo sentore.

MARCO: Ci può stare, un po’ alla Il cavaliere Solitario…

SODAPOP: Invece Silent Carnival come nome da cosa parte?

MARCO: Ah in realtà è molto semplice perché già nel nome volevo indicare qualcosa che aveva che fare col silenzio, la lentezza assoluta, quindi il nome Silent l’avevo piazzata subito in prima fila, poi mi piaceva la cosa del carnevale, questo ossimoro diciamo del carnevale silenzioso e pensavo semplicemente stessere bene insieme come parole, in maniera veloce ho tirato giù questo nome. È un assemblaggio mio senza voler essere ne una citazione ne altro, solo un’immagine…

SODAPOP: Nell’ultimo disco avete Marcella Riccardi come ospite. Com’è partita la cosa?

MARCO: Sono super contento di questa cosa. Noi ci conosciamo da parecchi anni perchê nel 2006 organizzai un concerto di Franklyn Delano qui nel mio paesello e da lì siamo sempre rimasti in buoni rapporti sia con Paolo Iocca che con lei e poi anni fa, nella tournée di Somewhere suonammo insieme a Bologna dove aprì per i Silent Carnival come Be My Delay ed ho sempre avuto una stima enorme del suo lavoro, per me è una delle più grandi in assoluto. Niente, per cui avevo questi due pezzi, Broken Pictures dove volebvo inserire qualcosa ma non sapevo nemmeno io cosa, quindi l’ho contattato dicendole: “C’è questo pezzo. Se ti piace sarei davvero contento ci aggiungessi qualcosa.” Lei ha fatto questa parte stranissima di voce, con questo effetto, letteralmente un autotune ed all’inizio sono rimasto un po’ spiazzato ma è pazzesco, è un modo di utilizzare la tecnologia al meglio secondo me, per cui ha fatto queste parti molto liriche e poi ha suonato chitarre e voce su Three Veils, ecco.

SODAPOP: Invece dell’ultimo brano, Crime, cosa mi dici?

MARCO: Allora, Crime era uscito fuori da un improvvisazione durante le prove, io l’avevo registrata, forse addirittura con un telefonino ed è credo uno dei più vecchi in assoluto insieme a Touching the Land.

SODAPOP: In che periodo?

MARCO: Esisteva già dal 2018 credo, forse anche qualcosa prima. Sono quegli appunti che tengo lì in queste cartelle e che poi rivedo ed era stata così improvvisata, con Caterina che aveva trovato questa linea vocale ed Alfonso questa linea di basso. L’ho ripresa, utilizzando questa batteria filtrata e niente, la cosa ha iniziato…ho capito che poteva funzionare, ci sono questi suoni particolari, questa linea vocale così drammatica diciamo, pii ho chiesto a Luca Serrapiglio se avesse avuto voglia di inserirci qualcosa e diciamo che ha svoltato anche un po’ il pezzo, mi sembrava una bella chiusura.

SODAPOP: Bellissima! Sono due pezzi, l’apertura e la chiusura, due pezzi con voce femminile…

MARCO: Esatto, sono anche un po’ particolari secondo me. Degli estremi che fanno l’inizio e la fine del disco.

SODAPOP: Mi hanno dato l’impressione di essere quasi delle possibilità fondamentalmente. Delle porte aperte dove ci lasciate curiosare. Finestre su non sappiamo ancora cosa, ma che potrebbero essere sintomatiche, poi lo sapremo col prossimo disco che, essendo questo registrato tre anni fa potreste già avere! Ci sono già pezzi nuovi?

MARCO: Ho un sacco di materiale in realtà, un bel po’ di materiale sul quale penso a brevissimo di iniziare a lavorare. Pezzi con strutture già definite. Diciamo che dopo il periodo di stacco in cui non volevo neanche toccare una chitarra ad un certo punto mi sono rimesso in moto, ci sono anche tanti progetti paralleli che sto portando avanti. Uno con Giuseppe Cordaro, che si muove in ambito ambient e sperimentale.

SODAPOP: Aveva già suonato con i Silent Carnival, vero?

MARCO: Sì, nel primo disco! Tra l’altro è originario del mio paese anche se vive a Reggio Emilia: abbiamo tirato giù questo disco che dovrebbe uscire a febbraio. Questa è una news che prima o poi daremo seriamente. Un periodo nel quale le cose si muovono diciamo…

SODAPOP: Ma invece questo periodo nel quale avevi lasciato da parte il tuo io musicale quanto è durato?

MARCO: Eh, è durato…un anno e mezzo credo. È durato un bel po’ perché avevo terminato questo disco, registrazione e missaggio; nel frattempo ancora si navigava in un periodo covid abbastanza devastante e non sapevo cosa fare in realtà. Il disco non c’era verso di farlo uscire, era una sorta di attesa immobile…poi piano piano le cose si sono un po’ sbloccate e, niente, ê stato un periodo che forse è stato comune anche ad altri. Strano perchê avevamo registrato il disco in pieno lockdown, poi ci siamo trasferiti in un’altra casa…

SODAPOP: Dove avete registrato il disco?

MARCO: Dove? A casa Mia! Come Somewhere, però appunto, abbiamo cambiato casa e dopo neanche un mese dal trasloco ho iniziato a registrato il disco. Tutto a casa eccetto le collaborazioni a distanza ovviamente: Luca Serrapiglio, Andrea, però sì, ormai è una sorta di processo autarchico. Registro, mixo da me e niente.

SODAPOP: Se invece potessi sceglierti un produttore esterno per il prossimo disco? Qualcuno al quale dare in mano Silent Carnival da chi andresti?

MARCO: Mmh, bella domanda! Aah, se potessi, non so, ti direi John Parish! Se proprio dobbiamo pensare in grande sì, ti direi come prima cosa subito John Parish. Adoro il lavoro che ha fatto con tantissimi artisti, uno dei grandi veramente.

SODAPOP: Beh, in effetti potrebbe sposarsi benissimo con il vostro suono, innegabile. Il vostro rapporto con l’estero com’è invece, partendo dalla Sicilia e dall’Italia? Ai tempi del primo disco eravamo riusciti ad organizzare qualche data all’estero, poi avevate avuto altre occasioni per suonare all’estero?

MARCO: In realtà non più, anche se in realtâ nel periodo Somewhere avrei potuto suonare di più di quel che è stato ma, ahimé, problematiche lavorative mi hanno un po’ bloccato in quel periodo. Gli anni nei quali abbiamo suonato di piû sono stati quelli, 2015 fino al 2017, lì in mezzo abbiamo fatto anche quel minitour fra Francia, Germania e Svizzera, avevamo aperto anche per Alasdair Roberts in Germania a Saarbrücken. Era stato fichissimo e la risposta ci sarebbe di sicuro, in Francia ed in quei paesi al nord, ho avuto sempre un bel feedback. Diciamo che è una roba impegnativa ma che spero di riprendere, a girare fuori dall’Italia ci siamo trovati sempre molto bene ed abbiamo avuto risposte sempre molto positive.

SODAPOP: L’idea con il disco, in primavera, ê quella di girare?

MARCO: Sì, partiremo da febbraio, contiamo di tornare in giro, in trio come ai vecchi tempi. Niente di confermato ma il fatto che il disco esca per tre etichette, ognuno ha dei contatti e ci stanno aiutando a mettere giù qualcosa, presto ci saranno delle conferme.

SODAPOP: Tra l’altro noi stiamo aspettando il disco di Luca Swanz Andriolo e dice che se gli passate sotto casa con voi suona sempre molto volentieri!

MARCO: Eh, assolutamente, assolutamente! Con lui abbiamo già avuto una bellissima esperienza quando abbiamo suonato a Torino…sarà l’occasione per riabbracciare amici e musicisti, Marcella, tuitti gli altri, non vediamo lora di ritrovarci lungo la strada!

SODAPOP: C’è qualcosa che volete aggiungere ancora sul disco o preferite che a parlare ora sia solo la musica?

MARCO: Ma, non saprei che dire…il disco diciamo che viene fuori un po’ da una grande confusione, un periodo sicuramente complicato ed una pandemia attraversata. È il riassunto di un periodo abbastanza travagliato, poi un disco può essere accolto in tantissimi modi diversi..è la testimonianza per me di com’era quel momento, un po’ come tutti i dischi. All’inizio devo dire che mi sembrava un disco un po’ diverso dagli altri; forse era un periodo complicato ed alcune le ho modificate a lungo prima che prendessere una forma compiuta, ora mi da un’idea più omogenea e compatto, prima mi sembrava molto diverso, senza un focus ben preciso, ma a distanza di un paio d’anni ha un altro tipo di aspetto per me. Forse il fatto che esce pra non è del tutto sbagliato, lo vedo adesso finalmente corretto all’interno del percorso dei Silent Carnival.

SODAPOP: Ci hai già fatto pace insomma?

MARCO: Sì, sì!

SODAPOP: Vero che da una parte tenerti in casa un disco per anni è un fastidio ma farlo uscirà quando già lo hai elaborato può essere una buona cosa. Ad ascoltarlo è assolutamente coeso e compiuto come idea quindi direi che il risultato è stato raggiunto. Ultimamente ho parlato con diversi musicisti che compongono in casa e spesso esce il fatto di riconoscere quando una canzone od un disco siano terminati, senza le miriadi di riflessioni e di annaimenti per tempi prolungati che possiamo figurarci in un lavoro solitario ed autarchico. Tu che tipo di musicista sei?

MARCO: No, no, devo dire che anch’io riesco a fermarmi in tempo perchè hai ragione, il rischio è quello lavorando a casa di apportare infinite modifiche od aggiunte ma per fortuna questa malattia non ce l’ho e riesco a dire basta, questa cosa è finita.

SODAPOP: Ultima domanda: l’immagine di copertina. La foto di chi è? Di spalle sei tu?

MARCO: No, la foto è mia, Caterina è di spalle, con un cappello. Nel booklet avrei la possibilità di vedere le altre foto, sono una serie che avevo fatto anni fa, una serie che avevo fatto in stazioni abbandonate in Sicilia un po’ remote. È un CD quindi sono piccole, ma credo siano molo belle.

SODAPOP: Sono cresciuto con i CD, li amo ancora!

MARCO: Anch’io!

SODAPOP: Credo ci siamo con l’intervista forse…ah, Caterina, quando uscirà con cinque-sei pezzi suoi? Io sono anni che la sto sobillando senza fortuna! Devo minacciarla per convincerla?

MARCO: Questa è una cosa che mi hai sempre detto, devi insistere, hai assolutamente ragione….

SODAPOP: Speriamo di vederci dal vivo, appena appena fra Piemonte, Lombardia, Liguria o Ticino con Sodapop noi ci saremo!!

MARCO: Speriamo, grazie mille di tutto…