Una sorta di avvicinamento (super) uomo/natura, testa fra le nuvole, seduto su vette altissime e purissime: questa la copertina (opera del pittore e musicista campano Gianluca Martucci, tempo fa mente del progetto Urna) del nono lavoro dei Kinit Her che incasella una serie di litanie dove il neo/dark folk apocalittico si inabissa in mantra introspettivi e esoterici. Ispirato alla poesia di Rudolf Pannwitz (seguace di Nietzsche), The Poet & The Blue Flower il lavoro del misconosciuto duo (ma con un cospicuo seguito tra appassionati), sembra sussurrare canti venuti fuori da antichissimi rituali (Feast Of Death I, II) mitteleuropei ed ha il grande pregio di trasportare l’ascoltatore in epoche oscure e dimenticate dalla storia.
Per certi versi, con le opportune differenze stilistiche, in questi oscuri territori si sono avvicinati recentemente anche i nostrani Father Murphy con buoni risultati. Settario, ritualistico come tutti i lavori di questo tipo possono essere, l’album, suonato prevalentemente in acustico, cala l’ascoltatore fuori dallo spazio e dal tempo cullandolo con ritmiche ancestrali e davvero non poco inquitanti tanto che, per il genere e per i riferimenti letterari, si è portati persino a dubitare dell’origine nordamericana (Wisconsin) del duo.