Jet Set Roger & The Reindeer – In the Bleak Midwinter (Snowdonia, 2022)

Un pianoforte alticcio ed allegro, quel che sembra un tric e trac, the Reindeer ai cori e Roger Rossini elegante a dare il via all’atmosfera. It’s Christmas In The Jest Set, ci vogliamo bene brindando e cibandoci (tartine con crema di latte e cilegie e speculoos per me). Si passa a John Cale, l’infanzia nel Galles e la melancolia, il tiro è quello giusto e sa di propositi che forse quest’anno potrebbero andare in porto. L’impianto sonoro è snello, quel che serve a far uscire il cuore dai solchi, i cori danno il là, si svisa come dopo qualche bicchierino di quelli giusti ma in maniera accorata e dolce, che ci si vuole bene. Devo essere onesto, probabilmente nessuno scalzerà dalla mia vetta Merry Christmas From Brenda Lee come album natalizio, ma sono pronto a tremare ed a mettermi in gioco. In the Bleak Midwinter mi mette a dura prova, anche perché non so se sia cantata da Vixen o Rudolph (Angela Kinczly e Kika Negroni rispettivamente). Ma anch’io vorrei un ippopotamo per natale, pur sapendo che sono pesanti, aggressivi e probabilmente puzzano, che gli vogliamo dire a John Rox? Jingle Bell Rock è affrontata con il giusto fascino blasé, Roger guida il gruppo valorizzando le belle voci femminili in un gruppo coeso e compatto. Poi si va indietro, su un canto tradizionale finlandese del XIII secolo, caricato del giusto pathos dal testo del prete anglicano John Mason Neale, Good King Wenceslas è assolutamente irresistibile, uno di quei brano che riescono a non perdere la loro grazia nemmeno se cantata da due squadre di rugby durante l’happy hour del terzo tempo.
Lato B, Greensleves risente degli anni dalla sua composizione, è assolutamente impossibile non commuoversi ascoltandola e se non verserete nessuna lacrima su questa versione scordatevi i brani, che vi meritate soltanto carbone. All’arrivo dei Re Magi cala un sentore ecclesiastico, sinfonico e liturgico, ci infiliamo la cotta di maglia, rabbocchiamo il vin brulé e partiamo con la spartizione dei ruoli, chi porta la mirra paga da bere? Brano che non ha perso un’oncia della sua potenza e della sua malia in 165 anni, bene fa Roger a spingere sui tasti, cosicché al silenzio finale gli si chieda di continuare, ancora un paio. Il classicone quindi, Santa Claus Is Coming To Town, le trombette, la chitarrina, l’allegria e la gioia, una marching band compressa in un quartetto, sempre più veloci sempre più intensi.
Poi, il fattaccio, I Saw Mommy Kissing Santa Claus, buon per lei, per Tommie Connor che l’ha scritta e per i Jackson 5 che l’hanno portata al cielo. Qui è tosta: Roger, Angela, Kika, Davide, Nicola e Mauro come Jackie, Tito, Jermaine, Michael, Marlon e Randy? Non mi fate esporre, è natale e siamo tutti buoni, comunque sarebbe una bella sfida…alziamo la glicemia con I’ll be home for Christmas, ai tempi pane per il cuore dei soldati d’oltreoceano con Bing Crosby al microno qui si strugge, chiamando a se i propri cari in quel che sembra un night club all’ora di chiusura, la neve che scende e la lacrima che ci fa arrossire. Siamo al termine, da Gutenberg a Mendelssohn per l’ultimo brano, quell’Hark! The Heraldangels singchepoggiavasuFestgesang And Die Künstler. Che si può dire? Aggiornare uno standard è sempre un rischio, mettersi in gioco in questo senso non può che creare un seguito, per il prossimo anno vogliamo i marshmallows con le sagome delle Reeinder ed un piccolo Roger aggrappato ad un bastoncino rosso e bianco. Noi, promettiamo, siamo stati e saremo sempre buoni…