Jeff Gburek – The Art of Prepared Guitar Volume One (Ramble, 2023)

Dopo la recente scoperta di Four Inexplicable Cuts & Two New Poems Aloud In The Field torniamo a parlare di Jeff Gburek. Chitarrista giramondo che, in questa collezione di suoni per l’australiana Ramble Records (scoperta tempo grazie al gioiello Davide Cedolin) ci offre una parure delle sue (talvolta) ardite composizioni per chitarra preparata. Una chitarra preparata con dei saldi legami al proprio corpo ed alla propria storia, rimanendo attrice principale delle tracce, trasfigurata senza scomparire. Certo, viene maltrattata ma la finte è riconoscibile e respira ancora, anche se pare ubriaca ed in orbita (Toggled Modular Gapped Slides). Non tutto scorre, anzi, a volte l’inceppamento fa parte del gioco ed è parte della preparazione della chitarra, bloccata e forzata in movimenti sconnessi. I bravi si alternano fra sketch di un paio di minuti scarsi o stesure molto larghe che vanno dagli otto agli undici minuti, ma l’intero disco, più che come una raccolta di brani, andrebbe letto come una tavolozza di bozzetti e tentativi, spiluccando qua e la. Le mani di Jeff sono sempre acute e riescono a colpire, coinvolgere e talvolta stravolgere quel che ci aspetteremmo di ascoltare, ma lo fanno lasciandoci l’immagine di essere proprio in quella stanza, legno chiaro, nell’outback, qualche serpente in giro ed una sedia a dondolo.
Suoni circolari, spettrali, dove si sentono gli echi del Bill Orcutt più scarnificato o del Tom Carter più secco. Suoni che raramente si piegano alle rotondità ma che mantengono il loro iter legati come fasci di nervi a bassa intensità. Seguire l’arte di Jeff Gburek è come trasformarsi per un’ora in una piccola mosca: si gira fra i ronzii, scoprendo nuovi antri, sorprendendosi e schivando i colpi in attesa del secondo volume.