Al sesto disco gli sciamanici Indianizer mischiano spirito psichedelico, sciarade vocali, orchestrazioni e suggestioni multiculturali in una precisa direzione. Oasi esce per la famiglia Goodfellas e rischia di trovare parecchi spazi nei passaggi radio primaverili ed estivi, forte dei suoi ritmi e di ritornelli come ganci incarnati nella pelle. Indianizer è musica da ballo spiritato, che sa prendersi le sue pause per avvolgersi in riflessioni intime come Encantado, ma che tende apertamente allo stato di trance tramite bassi, giri e parole che ubriacano. Oro è pericolosa, in odore da Re Mida e rischia di ritorcersi contro i suoi tanto è orecchiabile ma finché dura beh, non possiamo lamentarci. In Sasabonsam c’è un’elaborazione ferettiana che non sembra distante da certo Ibisco, medesimo fascino anche se l’accezione è maggiormente rupestre (e mongola) rispetto alla città paranoica di Filippo Giglio. La produzione calcata sulle voci in primo piano a tratti gioca contro l’insieme sonoro, che viene relegato sul retro non meritandoselo, con linee pulite che inficiano più che valorizzare l’insieme, come in Micro-Kolossal. Certo, ci si trascina, del resto è una festa, ma l’impressione è che con scelte produttive differenti Oasi avrebbe potuto raggiungere mondi lontanti e misteriosi. Quando però l’equilibrio funziona, come in ORO, come in UNDÉ, ci si libera di inibizioni e freni lasciandoci correre con loro anche se, spingendo di più, forse si sarebbe potuto anche mandare il messaggio molto più lontano, vicino a quel Chris Korda che tanto si espose, mentre Sulla Sabbia rimane un pochino al varco. Bravi gli Indianizer comunque a tenere la briglia fino alla fine, con il godereggio baillamme di MENTE/VAGINA e con la vaporosa UN NUOVO GIORNO, romantica ed acrobatica. Indianizer è entità strana, ondivaga, che scivola, balla e lascia una traccia del suo passaggio, melliflua e luminosa.