Gianluca Iadema – ID[entità] (Mille Plateaux, 2023)

Gianluca Iadema costruisce, con la voce di Franziska Baumann, differenti identità. Insiemi che si fondono fra mondo digitale ed organico, in cui presto si perde la concezione di cosa poggi sull’altro, tanto omogenea risulta essere l’unione. Scampoli di trilli, parole tronche in tedesco che risuonano come uno scat fantascientifico tra le sirene.
Bave sintetiche, click & cuts, freddezza vocale androgina, il respiro stesso che diventa suono.
Cos’è l’identità, verrebbe da chiedersi? Nei diversi ambiti la si potrebbe definire come insieme di prerogative che ci distinguono gli uni dagli altri. Ogni oggetto, cosa, essere può avere quindi una sua identità.
Il suono e la voce in questo disco ne hanno quindi una propria che, unendosi, si trasforma in altro: rituali senza tempo, fautori di movimento, espressioni sentimentali. Fra le dieci tracce di ID[entità] trovano poi spazio anche strumentali purissimi che ci fanno volare alto, quasi a rendere risibili le riflessioni di poc’anzi e dimostrarci quanti piccoli siamo. Il lavoro di Gianluca ci fa sentire dubbiosi, piccoli e curiosi. Possiamo chiedere di più ad un disco?

SODAPOP: Salve Gianluca, grazie mille per aver accettato di rispondere a qualche domanda innanzitutto!
ID[entità] è un lavoro composto in un periodo di tempo abbastanza lungo, fra il 2017 ed il 2021, in collaborazione con Franziska Baumann. Durante i miei primi ascolti l’ho vissuto come un incrocio indissolubile fra corpo umano e materia digitale, con il sentore che nessuna delle due parti avesse nozione di fossero agganci e stacchi tra di essi.
Che tipo di progettazione e di idea di base sta dietro ad un lavoro come questo? Com’è nata la collaborazione con Franziska? Quali i margini di autonomia fra di voi nella lavorazione?
GIANLUCA: ID[entità] è un progetto nato parecchio tempo fa, nel 2017 precisamente, a Graz. Lì, ho avuto modo di incontrare Franziska, con la quale si è instaurato un rapporto di stima e amicizia reciproca sin da subito. Ogni singolo suono è scolpito attentamente, ascolto dopo ascolto, dettagli di una statua con una propria “identità”.
L’approccio compositivo intende utilizzare proprio il suono (in questo caso le improvvisazione di Franziska), come punto di partenza per la stesura del brano. Nonostante ciò le improvvisazioni si basano su frammenti compositivi che sono stati forniti in precedenza.
Ho sempre avuto la tendenza a rispettare un suono. Cerco sempre di comprenderlo, ascoltarlo in tutti i suoi momenti, per poterlo estendere ed utilizzare come tracce per la stesura di tutto il brano. Esso trasporta con sé tutto il necessario per la composizione, c’è già un’intenzione intrinseca, se non già una forma ed una narrazione.
Il lavoro è stato composto interamente da me, con l’utilizzo di materiale registrato da Franziska appositamente per questo progetto. Per poi rimodellarlo (in modo estremo oserei dire) nel contesto della composizione che avevo in mente.
In questo lavoro ho poi cercato di sintetizzare concettualmente quello che è il mio pensiero, così come quello estetico (che deriva dal piano concettuale), filtrando le mie esperienze sonore di quegli anni. Una sorta di ricordo, a tratti più chiaro, e certe volte armonie dietro una coltre di rumore. Quest’ultimo trovo sia parte integrante di tutte le mie composizioni. Una sorta di nostalgia digitale.

SODAPOP: L’identità può essere descritta come “…Il complesso dei dati personali caratteristici e fondamentali che consentono l’individuazione o garantiscono l’autenticità”, una definizione solida che però, rimanendo sul dualismo fra umano e digitale potrebbe contraddistinguere ognuna delle parti in causa in questo gioco. Il presupposto di creazione artistica dovrebbe indicarci l’umano come creatore e trasformatore, attraverso il mezzo tecnologico o digitale, di un’idea. Credi che questa genesi identitaria possa essere corretta o nel tuo lavoro c’è spazio per un’incognita produttiva e schematica che possa sparigliare le carte?
GIANLUCA: Penso che la parola identità sia particolare. Identità è ciò che ci contraddistingue, ma allo stesso tempo porta con sé il significato di “identico”. In questo caso, come ben ha intuito, identità si riferisce all’aspetto digitale e a quello concreto, alla loro simbiosi e fusione in uno spazio che, apparentemente, è un non-luogo.
L’incognita, il dubbio, è fondamentale per l’arte. Senza ci troveremmo davanti a un oggetto artistico inconsistente dal mio punto di vista. Sono proprio le incognite, le imperfezioni che riescono a farci percepire una verità trasmessa per mezzi obliqui. E’ necessario abbracciare, nel momento in cui la si utilizza, la tecnologia con le sue imperfezioni, empatizzare con essa, renderla il focus del progetto.

SODAPOP: ID[entità] con il passare delle tracce sembra staccarsi dal mondo carnale per diventare puro suono, luminoso ed aereo, abbandonando qualsiasi contatto terreno ed ascendendo. Che tipo di storia e di percorso era intenzione raccontare? Questo elevarsi sonoro era una causale prevista o sono state le registrazioni a darvi questo tipo di elevazione?
GIANLUCA: Questa evoluzione è pensata, concettualmente, come un cambio prospettico. Idealmente avevo un’immagine in testa come se ci fosse un approccio cubista alla composizione. Dapprima “mostrando” all’ascoltatore statico i suoni come una scultura in movimento, per poi pensare i suoni come una fascia statica, che si modifica con il movimento dell’ascoltatore.

SODAPOP: Da Brescia finisci prima in Austria e poi in Svizzera. Che tipo di legami hai intessuto con la scena musicale elvetica? Scrivendoti dal Ticino ho la percezioni ci sia un fermento molto interessante, rispetto alle uscite di questi ultimi periodi (An Moku, Steve Fors, Kety Fusco, La Tène, Zeno Gabaglio, Noémi Büchi, Perpetual Bridge, Francesco Giudici & Simon Grab) ma fatico a comprenderne fino in fondo il polso. Che situazione si vive a Berna attualmente rispetto ad un determinato tipo di suono? C’è un tessuto collaborativo nel quale ti senti inserito, oltre ovviamente a Franziska Baumann?
GIANLUCA: Se devo essere sincere ciò di cui mi occupo è così vasto che non sento di appartenere ad una scena. Mi sono trasferito in Svizzera per poter essere seguito dal punto di vista artistico da uno dei compositori, dal mio punto di vista, più interessanti oggi giorno: Simon Steen Andersen. Ho ascoltato live proprio l’altro giorno Noemi Büchi: veramente una bellissima esperienza sonora, avvolgente e dinamica. Ma nonostante ciò ci vorrà comunque del tempo per sviluppare una community (oggigiorno importantissima), con la quale condividere varie esperienze artistiche.

SODAPOP: Presenterete ID[entità] dal vivo? Che programmi hai per questo disco e nel tuo futuro?
GIANLUCA: C’è un pensiero si, per realizzare ID[entità] in versione multimediale, un po’ seguendo quella che è la pratica artistica mia e del mio studio.
Sicuramente questo album rappresenta un punto di partenza per future sperimentazioni, ma penso sia anche una documentazione della mia esperienza sonora fatta sino al 2021, anno in cui ho terminato di mixare l’intero album.

Grazie mille Gianluca, ti aspetteremo dal vivo allora!