Fabio R. Lattuca – La Voce Muta (Stochastic Resonance, 2023)

Fabio R. Lattuca, da Palermo, completa i suoi studi come musicologo e studioso dle paesaggio sonoro. Oltre a questo smuove insieme ad altri agenti progetti come VacuaMoenia (da me ai tempi conosciuto per il coinvolgimento di Stefano De Ponti ed Eleonora Pellegrini) e Brusio net Label. Per il suo secondo album (l’esordio è MATTER, pubblicato nel 2020 da Midira Records) trova anime affini in Stochastic Resonance, dove si accompagna per la parte visuale ad Andrea Ucchino e SCUAL. Il suono espresso da Fabio è teatrale e complesso, sembra di ascoltare strati e lembi armonici che mettono in scena un racconto sostituendosi ad un oratore o ad un attore. È musica fortemente evocativa che nell’unione di suoni analogici ed elettronici si fa lucente ed armonica. Un ambito questo, fortemente connotato dai nomi tutelari che sono correttamente eslicitati: Tim Hecker, William Basinski, Ben Frost, ma che in realtà lasciando ad ogni artista che si cimenti con tali opere la possibiltà di tingere di un suo tono il tessuto sonoro. Un tessuto che Fabio riesce ad estendere ed a tirare facendo sì che la luce riesca ad attraversarlo, dando sfumature improvvise ai brani. Pochi momenti dosati come le increspature di Edaltari, che riesce a trasformarsi facendosi ambigua e mnacciosa straniandoci. Con Telluri poi le pulsioni si fanno tangibili, dando una struttura all’aria e trasformandola in pressione, intensificando la forza espressa dal proprio suono. I dannati danzatori di Kolbigk si affacciano poi nell’universo senza voce, ma la loro apparizione è già oltre il movimento e lo scenario che vediamo nelle nostre orecchie è quello di un campo di corpi ormai esausti, collassati per quella che sembrava essere una maledizione del prete del villaggo. Il disco di Fabio R. Lattuca si chiude in quello che sembra essere uno spazio sacro. Le voci di Ad Imperituro Vanto riescono ad esprimersi, fasciate in un suono che rende impossibile dar loro corpo e rimanendo in quota, a librarsi anch’esse senza peso. Un disco a due marce, che nella prima parte ci sbriciola, rendendoci tutt’uno con la sua polverosa materia e nella seconda ci permette di entrare in profondità a leggerne le gesta.