Erlend Apneseth – Nova (Hubro, 2022)

L’Hardanger Fiddle è una sorta di violino, strumento nazionale norvegese. Erlend Apneseth uno dei maggior musicisti di questo strumento e con questo disco ci trasporta letteralmente in un mondo antico, ancestrale. I suoni di questo lavoro richiamano la nostra attenzione in una sorta di tensione minacciosa, incombente. Si sentono i boschi ed una certa epica in quel che sembrano essere raminghe fughe solitarie, ficcanti e tenaci. Lungi dall’essere bozzetti  questi brani potrebbero fungere da corollario per immagini dinamiche e tese, tanto risalta la loro spendibilità. Più che una colonna sonora per film immaginari qui sembra di essere al cospetto con l’archetipo del viaggio, la pericolosità del fronte esterno, la risolutezza dell’eroe, l’estasi dell’alba solitaria. Le registrazioni, effettuate nel mausoleo dell’artista Emanuel Vigeland, trasformato da anni in un museo, hanno sicuramente assorbito l’energia di un territorio risoluto, mai domo e pronto a caratterizzare l’espressività di Erlend e del suo Hardanger Fiddle. A tratti sale di tono, come in una Palmyra che sembra essere un faro in grado di scaldare il nostro, ma il taglio dato è quello  della solitudine, del nudo contatto uomo strumento, archetto e corda. Intorno inevitabilmente il vuoto, un fascio di luce, sudore, ansimi, lo stremo delle forze, l’attesa dello zenith e del finale.

Null’altro ci si può attendere, se non un seguito curioso a questa guida, ed un sospiro una volta terminato il viaggio. Non ci fermeremo di sicuro qui con Erlend Apneseth, che dal 2017 al 2021 ha registrato tre dischi con un trio che porta il suo nome, sostenuto dalla chitarra e dalla batteria di Stephan Meidell ed Oyvind Hegg-Lunde, e che dalle prime immagini live intraviste porta con se diverse scudisciate, dinamiche ed assi nella manica. Il sentiero è promettente, seguiremo attenti…