Ascoltando una voce slegata dal corpo l’immaginazione vola. Spesso si tende a pensare chi sperimenta vocalmente come un gigioneggiatore, dati i tecnicismi. Però, concedetemelo, credo che l’onesta paghi sempre e si percepisca chi riesce ad andare oltre ed a creare veri e propri mondi.
Diciamo che si paga lo scotto d’ingresso, ma è questione di un attimo. Simone Basso è uomo di groove, trascinante e trasportante, con influssi poliziotteschi e funkettoni a tratti (Fotosintesi è un vero e proprio capolavoro in questo senso, stacco african funk, voce che levati e groove a pacchi, una crasi fra Il Gioiello Del Nilo e Shaft.
Simone ha il dono di portare dentro di sé i lustrini, lustrini che non appesantiscono le sue maschere ma lo liberano e lo rendono aereo. I brani sono abbastanza brevi, quindi le nostre orecchie rimbalzano in contesti differenti, che però seguono uno schema palindromo ben preciso.
Si parte infatti da un prologo, per passare a brani ritmici progressivi, fino ad arrivare a momenti colmi di groove, poi alla musica concreta e di lì a scendere, di nuovo, fino all’epilogo.
3 scalini per lato ed una vetta. Essendo questo “…il primo disco immaginato per chi arriverà dopo – magari con un’astronave..” secondo la presentazione di Simone stesso, quel che posso immaginare è proprio la comunicazione con chi abbia alfabeti, usanze e visioni distanti dalla nostra.
Fascino, sorpresa, seguito, immediatezza. La visione è quella di un mondo cannibalizzato e sfibrato, compromesso dalla presenza dei corpi.
E allora forse il farsi soltanto voce può essere la via, voce che prende a schiaffi, che rimbalza sulla testa come gomma pesante, che ci fa muovere a scatti portandoci ad un’ubriachezza.
Penso che Simone Basso si diverta un sacco nel suo mondo: ci sono diversi abitanti, certo, qualche altare, ovvio, dei disegni rupestri, ma soprattutto ci sono un sacco di suoni, costumi e voci colorate. Possiamo non capirne il senso ma ci beiamo seguendo l’oracolo. Lasciamo che il corpo segua il ritmo e segua il flusso, lasciamo diventare tutti noi punti in movimento di un cerchio, O, che si chiude.
Disco pazzo, di contenuto, di forma, di visione.
Disco pazzo, non cantatelo mentre lo ascoltate in cuffia, il mondo non capirebbe.
Staccate le cuffie e ballatelo insieme al mondo.