Dead Horses – Sunny Days (Maple Death, 2022)

Dopo 5 anni dal nastro Ballad for Losers (che mi persi, maldido!) tornano i Dead Horses sempre a casa Maple Death. Provincia, deserto, voci maschile e femminile che si mischiano sopra ad un flauto free ed allo scrosciare delle pelli, roba tipo crotali e sesso, subito, senza se e senza ma. È Can’t Talk, Can’t sleep, inizio fulminante in materia. Poi i ritmi si allentano, diventando prima dolenti e romantici, poi tragici, con un brano in italiano, Macabro, che di sicuro avranno trovato 50 anni fa in qualche scatolone in soffitta, classico e straziante fin da subito. E se mi ammazzo per amore chi mi verrà a cercare?
Si avanza così, fra bifolk in odore di Moldy Peaches ma che potrebbero essere anche degli X sotto prozac (Hobo talks) e brani più suadenti, tutti potenziali gran classici. Un disco perfetto per una nuova generazione di hobos, tanto bello che siamo pure felici siano morti i cavalli se è stato il percorso necessario a generare questo bozzo, degno di figurare accanto ad altri beneamati, come Neil Michael Hagerty e Starlite Despration per dirne due.