Cherubs + Cani Sciorrì + Supercanifradiciadespiaredosi – 27/09/2023 – CS Bruno (Trento)

In un’anonima serata infrasettimanale sbarcano a Trento i noise legends Cherubs e i veterani cuneesi Cani Sciorrì. Ad aprire la serata ci pensano i local heroes, Supercanifradiciadespiaredosi.

La serata è organizzata da Equilibrio Precario, insieme ai ragazzi dello storico centro sociale tridentino. Torna al Bruno un concerto all’insegna di chitarre e cattiveria dopo un bel po’ di tempo.
I Cherubs e i Cani Sciorrì sono impegnati in un breve, ma intenso tour europeo, per la presentazione, rispettivamente, della ristampa dell’esordio Icing e del nuovo disco Atletica 75.

Il Bruno è ospitato in uno stabile a due passi dal centro storico di Trento e offre una bella sala con un impianto che già con i Supercani lascia presagire presagire che i volumi potrebbero raggiungere livelli inauditi. Il trio d’apertura sciorina pezzi, come se non ci fosse un domani, tra un’estetica fumettosa ed un sound granitico, dato dalla formazione con due bassi e batteria: chitarre non pervenute.
Tra riff spaccaossa, divagazioni prog, slapping tellurico e ritmiche spezzate i tre trentini danno prova di un’ottima intesa, figlia di vent’anni di concerti e dischi suonati sempre a orecchie alte!

Intorno alle 22.00 è il turno della seconda band di cani della serata. I Cani Sciorrì sono una certezza della musica nostrana con all’attivo ben otto dischi. L’attuale sodalizio col trio di Austin, Texas nasce da affinità non solo sonore, ma anche umane. Infatti, i sei musicisti + accompagnatori sembrano un’unica band e si sostengono a vicenda con il cantante americano, Kevin Whitley, preso bene sotto il palco per tutto il loro concerto.
L’attacco dei cuneesi è, quantomai, impattante: il volume è notevole, il suono della chitarra è enorme e carico di armoniche. Il batterista è un picchiatore di pelli di notevole potenza, mentre il basso tritura note che si abbattono sui timpani degli astanti. I pezzi si susseguono veloci tra umorismo nero, non-sense e tantissime distorsioni noise.
Il pubblico è partecipe e, nonostante, la data a metà settimana, c’è un discreta presenza. Da residente locale mi rincuora vedere una buona presenza di pubblico per una serata, sicuramente, ai limiti dell’estremo musicale.

Salutate tutti le band canine, è il turno dei Cherubs. La band è per 2/3 quella originaria con Pete Shore, ex Unsane, al basso. L’attacco è debordante, tanto il volume è assurdamente alto. Forse è una delle situazioni più fuori controllo sonoro cui abbia mai assistito. I colpi, seppur violenti, cacciati sulla batteria sono quasi del tutto coperti da una chitarra debordata e ipersautura e da un basso che picchia con il suono sordo di un macigno che schiaccia un’automobile.
La scaletta pesca a pienissime mani dal capolavoro “Heroin Man” e in parte consistente, seppur minore, da Immaculada High, disco del 2019. Stranamente solo un brano è tratto da Icing, debutto fresco di preziosa ristampa.
L’atteggiamento della band è quantomai genuino con Kevin Whitley che sputa versi raglaiti, uno dopo l’altro. Nessuna parola tra un pezzo e l’altro, sono smorfie e pernacchie nei confronti di un pubblico non così numeroso, ma sicuramente motivato a stare davanti a cotanto rumore sonoro.
Il rumore inteso come costante e distruttivo fiume di frequenze distorte è sostanzialmente ininterrotto. Infatti, anche durante un breve cambio di chitarra, Whitley continua a strofinarsi addosso il cavo che continua a produrre distorsioni cacofoniche.
Pete Shore, nonostante alcuni anni di pausa, è tutto punk e ardore. Suona come non ci fosse un domani e a fine concerto è fradicio di sudore e sembra quasi, anche lui, abbattuto dai suoni nervosi e demolitori colpi sul basso.
La performance dura circa un’oretta dritta e distruttiva. Alla fine le mie orecchie sono colpite da un acufene che durerà oltre 24 ore. Il ricordo, invece, di aver potuto ascoltare il rumore dei Cherubs al massimo della sua potenza, rimarrà, per fortuna, per sempre.

La serata si conclude tra chiacchiere e acquisti compulsivi di dischi, ormai, introvabili sul mercato come l’ipercitato e, giustamente, celebrato “Heroin Man”, disponibile ancora in poche copie in vinile a fine concerto.
I Cherubs, pur essendo di fatto una cult band mai doma, si comportano in maniera del tutto sciolta, smontando la loro numerosa attrezzatura ed apprestandosi a concludere il tour con un altra manciata di date.