Suffocation – S/T (Relapse, 2006)

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Felice ritorno per i principi del death Suffocation. Virtuosi al parossismo, accartocciati su sé stessi, racchiusi all’interno di centinaia di cambi, drammatici, senza speranza e con quella epica macilenta dei migliori e mai dimenticati Entombed. Ma qui la scuola è palesemente americana, ed è sempre quell’immaginifica Immoral Wasteland che continua a sedurre tanto gli estimatori di Robert Heinlein (Starship Troopers) quanto i grinders della Sud. Qui non troveremo certo le intuizioni dei Mastodon, ma nemmeno la pena melodica degli ultimi The Haunted. Le parole chiave sono: tecnica, passione, disprezzo. E, in effetti, questa la definirei proprio "musica del disprezzo": non tanto verso il mondo, il progresso o la stessa confindustria, quanto invece verso noi stessi. Vortici entro cui perdere la propria identità o la misera quotidianità che ci stritola tra una sedia, una scrivania e una famiglia dai nostri stessi lineamenti. Lo so, non c’è redenzione né speranza, ma ho sempre sostenuto che un acido bagno di consapevolezza sia sempre più salutare che il solito sguardo dentro il proprio piatto vuoto: là, dove si nasconde la bestia con cui non incrociare mai lo sguardo. Consigliato: a chi ascolta "Emo Metal" ma non sa che si chiami così, a chi non si vergogna di farla ancora a letto e a chi si ostina a pettinarsi da checca per prendere più chicche.