Cris X: l’eminenza grigia dei Lendormin prende il largo in solo

Neanche troppi anni fa c’erano i Lendormin: a me era capitato di incontrarli nella serie P.O. Box della Wallace con cui Mirko Spino aveva messo insieme alcuni dei migliori demo che gli erano arrivati nella casella postale. A dimostrazione del buon fiuto di Spino, fra i nomi di quei CD si incontravano Claudio Rocchetti, Sedia, Taras Bul’ba e appunto i Lendormin, in cui Cris aveva un ruolo importante. Si trattava di un gruppo piuttosto anomalo, una specie di collettivo aperto, fra sperimentazione, musica free e pura essenza freak, che produsse una pletora di CD, CD-R, collaborazioni (ad esempio quella con il romano DBPIT) e tracce isolate su raccolte. Poi succede che, come in molte storie, ognuno prenda la propria strada e Cristiano Luciani diventi quel Cris X che, nel giro di tre anni, ci ha regalato due split su vinile con Maurizio BianchiMerzbow e diverse collaborazioni con Keiko Higuchi, Sachiko ed infine KK Null (che già aveva incrociato le manopole del mixer con Deison per un disco splendido).

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Paolo Cantù: soltanto io, da solo.

Paolo Cantù si è fatto le ossa in seminali gruppi dell’industrial italiano all’inizio degli anni ’80, ha suonato la chitarra nella primissima formazione degli Afterhours, è stato parte di un gruppo fondamentale per la musica sperimentale come A Short Apnea, ha militato in Six Minute War Madness, Uncode Duello, EAReNOW e in un’infinità di altri progetti, di cui ci siamo spesso occupati. Chiusi tutti i precedenti capitoli, quest’anno la sua storia è ripartita con un nuovo nome, Makhno, e un album, registrato in quasi completa solitudine, che è da annoverare fra le cose migliori uscite nel 2012: Silo Thinking è un’opera intensa e complessa, diretta ma non facile da circoscrivere in tutte le sue molteplici diramazioni. Abbiamo voluto saperne di più e, già che c’eravamo, ne abbiamo approfittato per ripercorrere le tappe della sua carriera.

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Robert Lowe: la natura psichica dei licheni

Robert Lowe è recentemente assurto a una pur relativa notorietà grazie alla vicinanza con le doom star Om. In realtà è un musicista di lungo corso, prima come membro dei 90 Day Men (all’attivo tre dischi su Southern all’inizio degli anni duemila), poi come solista, sia a nome proprio che come Lichens, con cui ha inciso una manciata di dischi che combinano ottimamente field recording, psych-folk, suoni acustici ed elettronici. Oltre a questo, è dedito a collaborazioni a 360°, dall’avanguardia al metal, ma non disdegnando nemmeno il quasi mainstream di Get Up Kids e TV On The Radio, con cui ha collaborato in sede live. In Europa al seguito degli Om e per alcune date soliste che culmineranno con l’esibizione al Supersonic Festival di Birmingham, abbiamo approfittato per fargli qualche domanda.

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Barbara De Dominicis: lady sings the blues, ma non solo

Ho conosciuto Barbara De Dominicis grazie ad Anti-Gone, il suo debutto in solo, un lavoro a-melodico ma al tempo stesso molto eterogeneo, e col passare del tempo mi sono reso conto che a differenza di molte “cantanti al femminile” Barbara era molto interessata alla musica ad ampio respiro, alla sperimentazione e a musiche non propriamente easy. Il suo stile vocale e le sue capacità farebbero la gioia di molti progetti pop, ciò è per altro dimostrato dal lavoro in coppia con Julia Kent con la quale non disdegnano delle tracce fortemente filmiche (non a caso credo che la parte più interessante del lavoro sia quella corredata dallo splendido documentario di Davide Lonardi), ma al tempo stesso sembrano volersi concentrare su strutture non propriamente semplici.

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