Lucas Abela: venti anni di talento e fantasia al servizio del suono più estremo

Lucas Abela, noto soprattutto con il suo pseudonimo di Justice Yeldham, ha appena celebrato il ventennale della sua attività; è diventato famoso per il fatto di suonare soffiando su un pezzo di vetro con un microfono a contatto, trasformandolo in uno strumento tra il sax e dio solo sa cosa. In realtà ha fatto anche molto altro, soprattutto installazioni che sono sia ludiche che musicali, sempre intriganti e divertenti… in una parola geniali. Ha inoltre una etichetta non ortodossa molto interessante, Dual Plover, ed è stato pure in giro per il mondo rappresentando il suo paese, l’Australia: ce n’è abbastanza per una bella chiacchierata con questo genuino, vivace e inarrestabile creatore di suoni non convenzionali.

SODAPOP: I tuoi live come Justice Yeldham sono davvero impressionanti sia dal punto di vista musicale che da quello della performance. Come è nata l’idea di suonare il vetro come uno strumento? Qual’è la direzione che prenderai nel futuro? Ti senti come una sorta di Iggy Pop della musica noise/sperimentale?
LUCAS: Il mio modo di suonare il vetro si è evoluto via via attraverso molti anni: ho iniziato facendo il dj la notte su RSR FM all’inizio degli anni novanta. Ero annoiato e avevo davanti a me ore da riempire ogni settimana, così iniziai a modificare i giradischi in modo da creare dei collage musicali automatici, in modo da poter dormire. Oren Ambarchi sentì una delle mie trasmissioni e mi convinse a suonare dal vivo: è lì che realizzai che quello che stavo facendo non era solo un collage musicale, ma vera e propria musica, così iniziai ad esplorare l’idea del giradischi come strumento oltre alla mera stratificazione di suoni, loop e manipolazioni.
Questo mi portò ad abbandonare piatti e puntine tradizionali, preferii invece usare motori ad alta velocità con vari materiali al posto dei dischi e coltelli amplificati, spade e spiedi usati come bracci e puntine. Nel ‘97 durante il tour australiano di Masonna al suo tour manager piacque quello che facevo dopo avermi visto lucasabela0fare una performance su un tappeto elastico amplificato, così mi invitò ad aggiungermi al tour giapponese di Runzelstirn e Gurlglestock. Ero entusiasta della cosa, ma data la natura della mia strumentazione non potei portarla con me e dovetti ripetere i miei esperimenti ad Osaka comperando nuovi motori per ricreare i miei piatti motorizzati. Sfortunatamente questi nuovi motori non erano potenti quanto quelli che usavo prima e si fermavano ogni volta che cercavo di suonarli assieme agli spiedi turchi che fungevano da bracci e testine. Così, nella disperazione, per fare del rumore li misi nella mia bocca e cominciai a manipolarli con la voce facendoci vibrare contro le mie labbra. Iniziai a sviluppare diverse tecniche e preferii la varietà di suoni così creati rispetto a quelli ripetitivi dati dai giradischi motorizzati. Penso che la voce sia il modo perfetto di riprodurre musica più personale rispetto agli strumenti esterni al corpo, dato che tira fuori la musica nella tua testa in un modo più diretto, il diaframma e la bocca sono il migliore modo per fare questo.
Solo anni dopo facendo l’apertura in una serata al Lanfranchis (uno spazio dove si facevano performance che avevamo messo su a Sydney con degli amici) notai una lastra di vetro rotta in un angolo della stanza durante il soundcheck e una luce si accese nella mia testa, così ci piazzai sopra il mio microfono e scoprii che aveva una maggiore risonanza rispetto a tutti gli oggetti in metallo che avevo usato: dopo averla suonata per la prima volta quella sera me ne innamorai.
Per il futuro? Ho sperato che le persone avrebbero visto il vetro come uno strumento unico invece che come una mia eccentricità, un sacco di gente capisce questo ma molti mentre sto organizzando un tour o altro mi chiedono “suoni sempre il vetro?”, come se ci fosse qualcosa di sbagliato nell’avere una esperienza continuativa suonando con lo stesso strumento. E’ come chiedere a Cecil Taylor “suoni sempre il piano?”. lucasabela002Tipicamente sono persone che hanno visto un mio concerto una volta e non capiscono le sfumature dello strumento e mi vedono come un artista performativo invece che come un musicista e questo può essere anche offensivo.
Credo che il fatto che io sanguini sul palco aiuti a perpetuare la mia etichetta di artista performativo poiché la gente tende a focalizzarsi sull’aspetto teatrale del concerto, tuttavia va notato che non mi taglio apposta durante un live e che il sangue non è un elemento garantito della serata. Il più delle volte finisco il concerto senza un graffio, anche dopo avere morso il vetro ed averlo spezzato sulla mia faccia. Credo che questo avvenga quando sono all’apice del mio set, nel momento in cui perdo lucidità e dimentico dove sono, cosa sto facendo e penso solo a suonare. Ironicamente questi sono i momenti in cui rischio maggiormente di farmi male, poiché sono talvolta in uno stato mentale non completamente cosciente. Non capisco come questo funzioni ma ci deve essere una sorta di verità in questo poiché ogni tanto mi taglio le dita mentre preparo il vetro, e lo stesso pezzo di lastra affilata che ha fatto sanguinare le mie dita mentre lo tagliavano e lo pulivano con attenzione è quello che non mi fa nulla anche se lo faccio scorrere su e giù sulla mia faccia e sulle mie labbra durante il concerto.
Comunque tornando alla domanda, penso che continuerò a suonare il vetro per il resto della mia vita e non me ne frega niente di quello che pensa la gente che mi critica. E’ uno strumento veramente personale per me e mi sorprende sempre, più il nostro rapporto cresce. Passiamo assieme delle belle e delle cattive notti ma dubito che troverò mai un modo migliore di esprimermi musicalmente.

SODAPOP: Sono d’accordo con te che alcune persone nel giro della musica sperimentale ti identifichino come “il tipo che suona il vetro”. In realtà stai facendo anche molto altro, non solo con il tuo strumento ma anche con le tue installazioni. The Vinyl Rally, The Mixtape, The Pinball Pianola, Balls For Cthulhu sono veramente incredibili e coniugano in modo perfetto musica sperimentale, performance artistica e pure divertimento. E’ interessante il fatto che le tue installazioni mostrino la tua personalità e il tuo approccio alla musica in modo così forte. Qual’è il processo con cui le crei? Apprezzi le reazioni e le interazioni del pubblico? Ci sono dei progetti che stai progettando di realizzare nel futuro?
lucasabela01LUCAS: Tutte le mie installazioni sono essenzialmente degli strumenti su larga scala; il primo, The Vinyl Rally, fu inizialmente una idea che ebbi per uno strumento nei primi anni ‘90 ma che a causa della mancanza di mezzi non fu mai realizzata al tempo. Volevo montare dei bracci e puntine di griadischi sotto ad auto radiocomandate in modo da poter tappezzare il palco con dei vinili: la mia performance sarebbe stata io che guidavo le auto sulla superficie mentre manipolavo il suono con dei pedali per gli effetti. Anni dopo, grazie ad alcuni successi nell’avere fondi per fare concerti all’estero, ho pensato che già che avevo messo il piede nella porta avrei potuto vedere se ci fosse interesse nel finanziare questa idea. Grazie allo strano processo che è lo scrivere per ottenere fondi, il risultato è stato di trasformare il mio strumento in una installazione.
Attraverso tutti i miei percorsi musicali, sono sempre stato principalmente interessato a due cose: i suoni non convenzionali e la loro produzione casuale, che è il motivo per cui userei spade amplificate invece di suonarle come strumenti in modo cosciente; è anche il perché preferisco l’improvvisazione alla composizione e provo raramente, dato che credo che l’improvvisazione basata sulle prove consiste essenzialmente nell’incollare a caso parti già composte. Ho sempre preferito essere impreparato, così il senso di ansietà dato dal suonare dal vivo permette alla tensione nervosa di aumentare la casualità della mia musica, chiudendo i miei occhi e provando a dimenticare quello che sto facendo e il perché mi ha sempre aiutato a raggiungere i risultati che desidero. Così mentre mettevo le mie idee sulla carta con la penna, mi venne l’idea che il miglior modo per rendere casuale l’uso dello sturmento sarebbe stato quello di fare un passo indietro e lasciare suonare gli altri. L’idea si sposava bene anche con un’altra opinione che avevo sulla musica noise, ovvero che è molto soddisfacente da suonare ma noiosa da ascoltare. La maggior parte di questo genere musicale è stato fatto da idioti autoindulgenti che io penso essere stati molto più interessati ad alienare il loro pubblico piuttosto che produrre suoni non convenzionali per portare la gente verso un ascolto critico ed astratto.
lucasabela001Così decisi di trasformare il mio strumento in una installazione che non solo potesse servire a creare la mia musica in modo causale, ma che potesse anche dare al pubblico l’emozione di produrre e controllare il suono. Quindi pensai che presentare questo nel contesto dei videogmae arcade a cui il pubblico era familiare avrebbe potuto diminuire le inibizioni associate agli strumenti musicali. Così misi una serie di effetti per controllare il suono sul cruscotto delle console per guidare le auto, in modo da mettere gente normale e bambini ai controlli dei diversi effetti per usarli senza le normali inibizioni che ci sarebbero state se avessi detto: “lì c’è un sintetizzatore, suonatelo”.
Una volta che The Vinyl Rally fu completato ed ebbi il piacere di vedere la gioia che diede alla gente, specialmente ai bambini, fui rapito dall’idea. E’ un lavoro molto più complesso rispetto al fare una performance e gli elementi di soddisfazione sono completamente differenti: quando mi esibisco sono fisicamente eccitato, invece con le installazioni sono fiero di me, qualcosa che mi è sempre mancato, l’essere capace di vedere la gente che usa quello che tu hai fatto e provare gioia mi diede un senso di autostima che non avevo mai avuto, ed è il motivo per cui mi ci sono buttato con il cuore.
Al momento sto lavorando ad una installazione che sarà un po’ il seguito di The Vinyl Rally, che era la riproduzione di un videgioco di corse d’auto fatto nel mondo reale, il nuovo lavoro è un riproduzione di pacman nel mondo reale. Sto costruendo una replica su larga scala del labirinto e ci saranno cinque hovercraft che saranno i pacman e i fantasmi, che la gente controllerà con i loro joystick in modo simile a come le auto erano pilotate in The Vinyl Rally. Tuttavia invece che con vinili la superficie sarà fatta di luci fluttuanti controllate da stazioni radio locali, cosicché le fotocellule sotto agli hovercraft leggeranno la luce come un suono e creeranno collage casuali delle onde radio del posto, mentre le persone saranno impegnate in una versione di pacman in prima persona.

lucasabela1SODAPOP: E’ vero che sei stato ambasciatore culturale per l’Australia in Cina? Ci puoi raccontare qualcosa di quella esperienza? Ti ha aiutato nella tua vita come artista? Con l’arte riesci a pagare le bollette? Come riesci a finanziare le tue installazioni? Hai sempre l’attività di duplicazione di CD?
LUCAS: In realtà non ero veramente un ambasciatore culturale, ho fatto una residenza a Beijing con Asialink, che ha dato i fondi per australiani che lavoravano in asia. Là ho formato una band con alcune persone del posto, chiamata Rice Corpse, abbiamo registrato un album e abbiamo fatto un tour di dieci città. La cosa dell’ambasciatore culturale era solo un esercizio di scrittura creativa nella tiritera usata per promuovere il progetto, anche se in qualche modo era vero, poiché era un fondo governativo per la cultura.
Al momento sono fortunato perché sono un artista a tempo pieno, dopo avere ricevuto una borsa di due anni dall’Australia council music board che ha anche finanziato tutte le mie installazioni da sempre. L’attività di duplicazione dei CD sta arrancando già da un po’ ed è lontana dai giorni migliori, dato che la richiesta per il formato è praticamente morta.

SODAPOP: Anche prima che finisse l’era del CD, la tua etichetta Dual Plover era molto indirizzata verso la musica digitale, con download gratuiti, opzioni per donare e ovviamente anche per comperare i dischi. Cosa pensi della musica in digitale e dei formati fisici? Cosa vuol dire avere una etichetta sperimentale nel 2013? Il catalogo della Dual Plover è molto interessante: ci sei tu, Merzbow, Deerhoof e Sissy Spacek assieme a musicisti oscuri e affascinanti e anche pazzi progetti come “Australian Oz Rock Classics as Interpreted By American Song Poem Companies”… Qual’è il tuo disco Dual Plover preferito? Quale sarà il prossimo disco che pubblicherai?
lucasabela003LUCAS: Ad essere onesti non penso che le etichette siano più rilevanti, c’era un momento in cui le etichette indipendenti di tutto il mondo avevano un lavoro da fare – diffondere la musica sotterranea non rappresentata. Nel caso della Dual Plover io ero principalmente interessato alle anomalie musicali: musicisti e progetti che tipicamente non sarebbero potuti stare da nessun’altra parte, principalmente i mendicanti della scena musicale “difficile” australiana e qualche volta internazionale. Ma questo succedeva un tempo, ora le cose sono cambiate così tanto che l’etichetta è stata messa da parte rispetto ai blog musicali come il modo preferito per trovare nuova musica; a ciò va aggiunto il fatto che da quando le etichette non sono più necessarie agli artisti per diffondere la loro musica in giro, per me è diventato ovvio che non avrò più un ruolo nella musica degli altri e sono agli sgoccioli con l’etichetta proprio in questo momento.
Vedi, etichette e artisti avevano una collaborazione in cui ognuno aveva bisogno dell’altro ed era fruttuosa per entrambi, ora a meno che io non stampi dei vinili non ho niente da offrire. Immagina contattare un gruppo e dire “voglio pubblicare la vostra musica”, poi non fare nient’altro che prendere le loro registrazioni e caricarle su iTunes: questa è semplicemente una cavolata, dato che i gruppi possono facilmente controllare da soli la distribuzione digitale del loro materiale.
Così mi è rimasta l’idea del vinile, ed era il mio piano per mantenere l’etichetta attiva con un senso, ma ciò considerando la mia posizione geografica è spaventoso. Avere a che fare con musica di nicchia in una nazione sottopopolata è un compito ingrato, una pubblicazione di 500 dischi avrebbe bisogno di essere diffusa nel mercato globale, poiché qui semplicemente non c’è abbastanza interesse nella cosa. Quindi diventa una questione economica: per cominciare le aziende che stampano vinili qui (tutte e due) hanno costi proibitivi, e con questo intendo che sono già fuori mercato prima di cominciare; se la memoria non mi inganna qualcosa che mi costerebbe 4 dollari al pezzo in america (inclusi i costi iniziali, eccetera), qui costa 10 dollari al pezzo, e se vuoi aggiungere le spese di spedizione per una copia in Italia fanno altri 20 dollari, così il prezzo complessivo è 30 dollari,lucasabela004 20 euro prima ancora di aggiungere un mio margine. Quindi aggiungi spese promozionali, includendo l’invio di copie fisiche dato che molte riviste non recensiscono mp3 e si arriverebbe a dover vendere le copie a 40 dollari l’una per andare in pari, e questo se tutti finiscono per essere interessati al disco e si vendono tutte le copie.
Da quando ho deciso di passare al vinile ho pubblicato due uscite: Captain Ahab e il mio picture disc di Justice Yeldham. Ho fatto una versione del disco di Captain Ahab che era già uscito in America ma con tracce diverse, dato che stavano facendo un tour in Australia: i concerti sono andati molto bene, ma sono in una nazione con solo tre città dove suonare, ovvero Brisbane, Melbourne e Sydney (a dire la verità ci sarebbero altre opzioni, ma aggiungere Adelaide, Perth e Hobart farebbe solo aumentare le spese, che non potrebbero essere riassorbite da questi concerti a meno che la band non fosse molto grande). Così durante il tour sono riuscito a vendere metà delle 500 copie stampate e da allora non ne ho più vendute, dato che ho saturato il mercato locale e nessuno oltre oceano spenderebbe altri 20 dollari per la spedizione. Per il picture disc invece è diverso, dato che mi piace fare concerti e sono quasi riuscito a vendere tutte le copie adesso dopo averlo pubblicato l’anno scorso; tuttavia non voglio che Dual Plover diventi solo una etichetta con mie uscite, lo troverei vanitoso e quindi non so bene cosa fare e sono in un momento di stasi con questa attività, finché non riesco a trovare un modo di farla diventare un qualcosa che possa fornire spunti rilevanti alla cultura musicale.

SODAPOP: Anche se la tua etichetta è in pausa, ci puoi consigliare alcuni nuovi gruppi australiani? Per celebrare i tuoi venti anni di musica l’anno scorso la Dual Plover ha pubblicato un imponente download della tua discografia completa, il  “Lucas Abela 20th anniversary mp3 package”. Cosa immagini dei tuoi prossimi venti anni nel mondo della musica?
LUCAS: Il mio gruppo locale preferito sono gli Holy Balm che sono su una nuova etichetta, RIP Society, che sta facendo un gran lavoro nel documentare le giovani band underground australiane; a questo proposito un altro fattore è che dopo avere passato i quaranta anni ritengo sia importante avere un cambio generazionale e lasciare che siano i ragazzi con lucasabela005l’energia della loro età a lasciare il segno, facendo dischi e organizzando concerti. Io non esco così tanto come facevo una volta, in un certo senso sono stanco e sto sperimentando la senzazione “ho ascoltato e sentito questa cosa mille volte” quando vado ai concerti: ed è una scusa perché so come te che devi scavare nel fango per trovare l’oro; l’unico problema è che in questo periodo ho poca energia per scavare nell’enorme ammasso della musica moderna.
Il mio cruccio principale è che a quaranta anni speravo che avrei ascoltato nuove forme di musica che avrei trovato alienanti, e che le nuove generazioni di ragazzi sarebbero uscite fuori con nuovi generi che avrebbero mandato a quel paese me e la mia musica. Invece sembra che stiamo ricevendo sempre la stessa musica senza alcuna progressione dai tempi del rave, e sai bene chi biasimo per questo: il maledetto internet.
Ora i ragazzi possono ascoltare senza fatica musica di tutti i tempi nel conforto della loro casa, avendo accesso alle intere discografie anche degli artisti più oscuri che hanno scoperto con Spotify. A causa di questo vediamo una nuova generazione di ragazzi che adorano per esempio gli Swans, e io penso che sia dato dal fatto che durante la mia generazione difficilmente a qualcuno è mai fregato qualcosa di questo gruppo: questo fatto di essere loro fan adesso è già un modo di essere in opposizione ai propri genitori tanto quanto uscirsene fuori con un nuovo modo di rivoltarsi facendo qualcosa che sia veramente personale, qualcosa per distinguere questa nuova generazione con la propria forza creativa.
Una parte di me invece fantastica del fatto che ci sia effettivamente un qualche movimento musicale sotterraneo che si sta sviluppando adesso ma io sono troppo vecchio per vederlo, e le cose che vedo spacciate per l’underground che spazza il vecchio underground sono in realtà semplicemente la musica popolare attuale e che il vero cambiamento musicale è ancora sotterraneo come dovrebbe veramente essere e sarà pubblicizzato solo quando io sarò ottantenne.

Justice Yeldham live

The Vinyl Rally

The Mixtape