Bondo – Print Selections (Quindi, 2023)

Dopo un nastro, 77, ormai datato 2021, tornano a noi i Bondo, quartetto losangelino che trova a casa a Firenze, fra le pieghe di una Quindi Records che sembra essere un prospetto parecchio interessante. Parte l’ascolto ed è di nuovo quel periodo di gioventù in cui gli Stati Uniti battevano legge in minore, toni melanconici che corrono al ralenty, emotività dosata, cambi di tempo fra Boston, Washington e Chicago. La voce compare soltanto a tratti, quasi ininteleggibile, suono fra i suoni. Brani che potrebbero essere bozzetti ripescati 25 anni fa da qualche garage, forse quello della cugina di Geoff Farina medesimo. Ma non lo sono, è semplicemente cosa di questi tempi, uno state of mind che potrebbe realmente unire qualche generazione intorno a del suono di qualità e di memoria. Non ho idea dell’età anagrafica dei Bondo, potrebbero essere 50enni come 20enni e non saprei dirvi quale possa essere l’opzione in un 2023 che a breve vedrà il ritorno dei Van Pelt. Quel che amo dei Bondo è il loro prendersi il tempo ed il non voler suonare perfetti; qual che amo meno è che li trovo didascalici quasi si stessero immedesimando in un dato periodo storico. Meglio sterzare allora, che quando lo fanno sono lucciconi, come in una Mind Room sospesa e magica, o semplicemte quando i Bondo si fanno prendere un pochino la mano. Lì, lì sì che diventano interessanti e profondi. Li aspetteremo lì, si faranno di sicuro.