Barzin – My Life In Rooms (Weewerk/Monotreme, 2006)

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Dall'iniziale, perfetta, Let's Go Driving sembra arrivato il momento di fare i conti con uno dei dischi del 2006. Poi – sarà l'andamento flemmatico ai limiti dell'indolenza dei brani successivi o sarà il caldo che rende ogni cosa insopportabile – tutto sembra ridimensionarsi sui binari dell'ordinaria amministrazione per chi ha masticato da anni produzioni di gente come Red House Painters (io purtroppo possiedo solo un album originale dei R.H.P. e nemmeno dei più belli) o Spain. Il fatto è che il terreno su cui si muove il songwriter canadese è già stato solcato da molti e con risultati a dir poco eccellenti. Vi ricordate The Blue Moods Of Spain, l'esordio, statico quanto superbo, degli Spain oramai risalente di due lustri passati? Il canadese Barzin ci va molto vicino. Non solo per la lentezza: la track So Much Time To Call My Own ne è la prova. My Life In Rooms si muove più o meno sulle stesse coordinate dell'acclamato debutto Where Are My Records: freno a mano sempre tirato, suoni ovattati, voce calda e mood malinconico e intimista. Non ci sono picchi; qualche attimo di monotonia viene presto riscattato: nove canzoni scorrono velocemente, perciò anche il rischio noia o autoindulgenza (Leaving Time, Acoustic Guitar Phase) è scongiurato. Ovviamente Nick Drake fa capolino benedicendo le singole canzoni qui contenute, le quali mettono pure una voglia matta di riprendere Pink Moon. Sì, perchè ci sono dischi che hanno l'innegabile pregio di farti tornare in mente altri dischi o sensazioni che non avvertivi da un pò e che, improvvisamente, desideri recuperare. In questo caso ho persino tirato fuori l'EP Christmas dei Low in pieno Agosto. Con tutti i se e i ma del caso Barzin – compagno di scuderia degli ottimi Great Lake Swimmers (ospitati in questo disco) – resta attualmente uno dei più autorevoli esponenti del genere che tocca lo slo-core come il cantautorato folk malinconico. E chissà perchè oggi ha cominciato a piovere. myspace qui.