Lynx – S/T (Computer Students, 2023)

Computer Students è una label piuttosto recente, che in quattro anni ed in splendide buste argentate sta riesumando diverso materiale dall’inizio anni 2000 e novità molto interessanti.
Hanno iniziato con i Big’n, poi i Drose, gli Oxes, gli Hey!Tonal, di nuovo i Big’n e gli Cheval De Frise. Album che in comune hanno giusto un paio di cose: libertà, rigore, inventiva, potenza.
Ed i Lynx? Con le linci siamo a Boston nel 1999. Dave Konopka e Mike Hutchins alle chitarre, Paul Joice al basso, Dale Connolly alla batteria.
Ai tempi non furono tra i miei acquisti, per me il math rock era Don Caballero e Storm And Stress, con una simpatia innata per i Dianogah che però, alla resa dei conti, non ho mai frequentato. Di sicuro ributtarsi in questi ritmi arzigogolati fa bene al testone e meno alle giunture. Si sente l’emotività dei Lynx, che ben sanno come rendere triste o sorprendente un brano. Lavoro di precisione, varietà, un titolo come Explosive Diarrhea che fa piangere il colon, quel saliscendo d’intensità che riesce a catapultare una barchetta dal dinoccolato bagnasciuga alla tempesta in meno di dieci secondi. Brani come In Snow sono tuffi al cuore ora, mi immagino venticinque anni fa a Boston, magari di spalla ai Karate, lacrimoni di sicuro. Con un genere così codificato poi, qualsiasi increspatura assume profondità e spessore: prendete In Sand, si sente il legno, il marciume, la violenza, in Aries la corsa e la follia, in Raisins una certa idea di lounge music. Però però però: chi si ascolterebbe un disco dei Lynx nel 2023? Io me li ero persi, vero, ma andare all’acquisto di una mancanza nella scena bostoniana del Math-Rock non è gia di per se da completisti dopo ventitré anni? Qualche giovane magari, cascato nella meccanicità dinamica dello stile? I quarantacinquenni completisti? Non saprei, da informazioni interne so che il ruolino di marcia dell’etichetta prevede diverso materiale nuovo ed attuale, questo corpo di ristampe in realtà è figlio della contingenza temporale ed ha, di fatto, restituito lucentezza a quanti operavano bene ai tempi. Forse Lynx era ed è un lavoro minore, uno che ai tempi si sarebbe preso un 6/7 su Blow Up da Fabio Polvani o SiB nelle brevi. Forse, ma in realtà per aver ventitré anni sul groppone se la cava meglio di me nel 2002, quindi potrei avere torto.
Che vi dovrei dire? L’album è godibile, apre porte lontane e collegamenti belli ad anni in cui succedevano cose in un tessuto importante e ci ritrovavamo come amici myspace gente poco per bene. In attesa di altro materiale noi stiamo sul fiume ed ascoltiamo.

Poi abbiamo un EP di tre brani nuovi di zecca, dove la prima traccia ha un fare quasi epico nell’aggrovigliarsi su se stessa, per poi iniziare a pestare come si deve: well done mates! Il tiro c’è ancora, forse servirebbe maggior concretezza, soprattutto giocando con un formato così corto, il non dilungarsi potrebbe essere una via. Ma son quisquilie, che il gioco è sempre il medesimo e le linci lo tengono, fra i rinomati saliscendi, in souplesse, schiaccando il gas quando serve e manovrando morbidi fra le curve.
Ah, doveste decidere di ristampare i Dianogah io spezzerei una lancia a questo punto, non sia mai…