Bärlin – State Of Fear (Lilian Prod/L’Autre Distribution, 2023)

I Bärlin sono una band francese proveniente da Lille a pochi chilometri dal Belgio.
State Of Fear è il loro quarto disco ed è disponibile dal 3 marzo scorso via Lilian Prod/L’Autre Distribution.
La musica del trio è un intenso viaggio nel post-punk dalle forme più arty e avanguardistiche. Nonostante un uso ordinato degli strumenti, questi assumono un carattere proprio che ne redefinisce i ruoli. Il basso è il protagonista della scena, assieme all’espressiva interpretazione canora del frontman Clément Barbier. Quest’ultima è declaratoria e teatralmente ostentata in un misto tra un Mark E. Smith meno sbronzo e più intonato ed una Anohni più post-rock e meno post-elettronica.
Uno strumento inusuale per il rock, ma non per il mondo dell’art-rock è il clarinetto, qui, inteso come altro strumento solista assieme alla voce. Un poco come fu il sassofono per i Morphine, l’ancia dei Bärlin permette di dare profondità, complessità e maggiore variabilità alla proposta del gruppo. Inoltre, il suono prettamente acustico e dinamico del clarinetto tinge tutto di una coltre âgée.
La chitarra è uno strumento gregario nella proposta dei francesi, che si scostano, quindi, dalla nuova tradizione post-punk, carica di chitarrini riverberati.
A compattare il tutto ci pensa una produzione estremamente attenta e qualitativamente eccelsa: la voce è stata registrata come se il cantante fosse dietro la nostra nuca a urlare. Inoltre, i fiati sono vivi e pulsanti, privi di qualsivoglia patina fredda da studio di registrazione.
Quanto appena descritto, si riflette su brani che sono eseguiti come fossero l’ultima cosa che i tre musicisti possano fare, prima di spirare.
Infatti, ogni nota, anche la più tenue, pulsa di urgenza espressiva e di un’intensità emotiva che penetra i timpani e lo sterno dell’ascoltatore.
La sensazione è quella di esplosioni sempre pronte a detonare nell’aere. Le detonazioni poi avvengono, ma nei momenti più particolari e con un linguaggio sonoro davvero particolare. Non ci sono, infatti, quasi mai schitarrate impazzite e la voce difficilmente ringhia.
A conti fatti, State Of Fear è un ottimo disco, di un’ottima band, fieramente europea, che condensa quel gusto antico del Vecchio Continente e le vibrazioni elettriche d’oltreoceano.