Matteo Uggeri, Cricket On the Radio and Maorooro

You Escape From Death Doomed Rave
Un bimbo si muove in un prato liberamente, esplorando, assaggiandosi le dita, indicando altrove e provando le diverse sensazioni della libertà. È in perenne movimento, affiancato da un’ombra, una figura che fa capolino per un istante solo.
Poi d’un tratto le immagini si fanno ancor più confuse, ravvicinate, quasi a scavare dentro l’innocenza ed a quegli occhi bianchi.
Sotto tutto la chitarra leggera e meditabonda di Stefano Santabarbara, i suoni misteriosi di Matteo Uggeri, serpenti a sonagli che compaiono e scompaiono.
Estratto da quel gioiellino che è All The Way Down, album uscito lo scorso marzo per Torto Editions e grazie all’immaginario di Manuele Cecconello, regista che già ricordiamo in diverse situazioni ibride legate a Luca Sigurtà, trascende i campi di videoclip, found footage, ibridi, per trasformarsi in una sintesi libera fra suono ed infanzia, facendo coesistere libertà artistiche ed anagrafiche colme di chiaroscuri, in grado di sorprenderci, commuoverci e spaventarci allo stesso tempo.
Insieme di scrigni da approfondire, partendo dalla Torto Editions di Tommaso Rolando, per proseguire nelle discografie di Matteo Uggeri e My Dear Killer, per concludere con la filmografia di Manuele Cecconello e della sua Prospettiva Nevskij.
Non sappiamo chi scappi da cosa in realtà, se l’infanzia possa essere angelo innocente o covata cornenberghiana, l’unica soluzione è quella di rimetterci ad un loop continuo, cercando di raggiungere insieme a lui quel prato grigio.

Stacco.

Empire

Una brughiera, una strada in mezzo alla nebbia, gabbiani tutto intorno, un faro. Tutto sembra immobile, eccetto le onde del mare. I macchinari che ancora si muovono sembrano gestirsi da sé. Chitarre, percussioni ed ammennicoli sono gestiti rispettivamente da Francesco Cigana e Luca Perciballi. Insieme hanno dato il via ai MAOROORO, che hanno trovato casa presso una della nostre label di riferimento, Dissipatio Records. Per me una sorpresa assoluta, che sembra provenire da una natura profonda che si prenda la briga di iniziare a suonare in barba ad esseri umani senzienti. Le ambientazioni sono oscure e minimali, quasi a ricercare l’assenza di umanità in uno scenario che potrebbe essere pane per i denti di Robert Eggers. Dell’album ancora vorrei dirvi poco, uscirà fra pochi giorni, il 12 di maggio e ce ne occuperemo quanto prima, ma qui preferiremmo rimanere ancora per qualche minuto con gli occhi aperti prima di dedicarci completamente alla materia sonora. Già, perché i suoni che Francesco e Luca ci somministrano, in maniera non dissimile da quanto fatto da Matteo e Stefano, sono i suoni di un abbandonico dopo, di uno stacco sociale e di una panoramica su un ambiente che, ancora una volta, si è svuotato senza riuscire a darci spiegazione alcuna.
Non facciamoci troppe domande, decidiamo se seguire i voli o la corrente, fino a lasciarci perdere fra le note di questo splendido insieme.