William Fowler Collins – Hallucinating Loss (Sicksicksick / Western Noir, 2022)

Jeremy Barnes, Maria Valentina De Chirico…come non rimanere intrigati di fronte a nomi del genere fra i collaboratori? Scopro poi, sfogliando le pagine di questo album, che William Fowler Collins è docente di Sound Art nell’area delle Arti Elettroniche nell’Università del New Mexico. Più ascolto il disco e più mi sembra di calarmi in una pièce teatrale, dove la sabbia si tinge sempre più di meno, e la perdita allucinante è la nostra. I suoni sono caldi, statici, umani e morbidi, come in un rito dove si mescolano anime e corpi. La voce di Joanna Hevda in Death Acquires A Different Meaning striscia come un grosso serpente sul fondo dell’abisso, ma potrebbe essere anche una sirena…

La chitarra suona perennemente a morte, quasi fosse già al di là della battaglia. In qualche modo è pacificata, blandisce e seda in maniera densa ogni nostra azione e movimento. Return Visit, con Maria nel ruolo della musa d’oltretomba, ad un tratto si blocca. Il suono che ne esce, fino al suo termine, non può essere che la linea ormai finale di una vita, senza più nessun sussulto. Pare a tratti che William voglia di proposito accompagnarci in uno scuro liquido amniotico, da dove la volontà di uscirne sia interdetta da calora del suono. Il suo suonare placido e lineare inebetisce la volontà bloccando gli sforzi. Talvolta il suono si accende, come in arcaici paesaggi desolati, una sequenza di percussioni in Preliminar Rites ci prepara al peggio, perché solo peggio può andare. In realtà sembra esserci una catarsi o per lo meno una preparazione ad un cambiamento, o ad una presa di coscienza. La chiusura è affidata alla title-track, in cui Aaron Martin, compositore di colonna sonore con il quale William riesce a concludere in maniera sacrale la propria opera. Sembra quasi essere un commento a campo largo, in cui tutto il panorama sottostante, il mondo intero, stia passando oltre. Noi ci siamo liberati dal peso di una vita, dal peso di un ambiente, dal peso delle azioni.

Non siamo più, siamo stati un’allucinante perdita, trapassati da note che, come fili, si sono fatti spazio nella carne, creando buchi ove il vento possa sibilare queste canzoni.