700Bliss – Nothing To Declare (CD Hyperdub, 2022)

Niente da dichiarare.
Ho ripetuto questa frase migliaia di volte vivendo a stretto contatto di un confine, quello svizzero italiano. Nothing to declare è anche il titolo del secondo lavoro delle 700Bliss, progetto che vede coinvolte Moor Mother alla voce e Dj Haram alle produzioni. Ammetto di non aver ascoltato il loro debutto (Spa 700, uscito per Halcyon Veil e Don Giovanni nel 2018) che andrò a recuperare quanto prima, mi chinerò quindi per primo su questo seguito. Conosco abbastanza bene Camae Ayewa, sia per i suoi dischi come Moor Mother che per il suo lavoro all’interno degli Irreversible Entanglements, meno Zubeyda Muzeyyen, di cui ho colpevolmente toppato il debutto Grace, uscito per Hyperdub nel 2019.
Nothing To Declare quindi, che inizia aprendoci differenti mondi tra beat e rap, subito un featuring di Lafawndah, cantante francese con radici egizie, iraniane ed inglesi che inocula altre aperture digitali in un brano dominato dalla profonda ugola di Moor Mother. Avanzando i ritmi diventano molto serrati quasi con un piglio dubstep dotato di una bella profondità tra le diverse linee vocali messe in gioco. I bassi sono parecchio godibili e dance, e la situazione è di presa bene. SI balla, talvolta rintronati dal riverbero, ma si viene rapiti da quelli che più che testi paiono avvertimenti verbali ed andando a leggere i temi trattati le due non le mandano a dire. I momenti più grevi sono però sempre inframezzati da suoni  ed ambientazioni parecchio, le atmosfere sono talvolta plumbee, talvolta schizzate, ed il racconto generale del disco sembra essere quello di dare le giuste libertà ai vari featuring (Orion Sun da Philadelphia, Alli Logout degli Special Interest, il DJ palestinese Muqata’a, Ase Manual da New York ed M. Telléz, del quale non ho trovato nessun tipo di informazione) che si intercalano per rappresentare la parti folli e di colore, mentre le due padrone di casa ci rimbalzano attorno su più livelli, di tonalità e di atmosfera.
Nothing Do Declare è composto di 16 tracce che viaggiano benissimo, lisce come l’olio, pronto a friggere qualsiasi cosa ci vogliate buttare dentro.  Un disco che forse sembrerà laterale nell’ottica di Moor Mother ma che secondo me apre squarci su una scena della quale alle nostre latitudini conosciamo pochissimo, tanto piû che i vari ospiti qui presenti sono per la prima volta alla mia prova d’ascolto e promettono molto più che bene.