Roberto Bertacchini – Cotraddizioni (Phonometak, 2011)

Roberto Bertacchini è purtroppo uno dei segreti meglio celati della musica di casa nostra. Se negli anni ’70 un personaggio di tale caratura avrebbe avuto diritto almeno a una piccola ribalta, a fianco dei Mauro Pelosi e Juri Camisasca, oggi deve accontentarsi di un ruolo di ultranicchia nell’asfittica scena musicale della penisola. È un peccato per lui, ma soprattutto per tutti quelli che ben difficilmente avranno modo di ascoltarlo.
Già impegnato dietro ai tamburi con Starfuckers e Sinistri e più di recente in duo con Xabier Iriondo (che qui registra e produce) a nome Shipwreck Bag Show, proprio dal free-garage delirante di quest’ultimi parte per realizzare questo suo esordio solista, 20 minuti contenuti in un CD-R 3″ con copertina in pelle e tessuto. La ricetta è semplice: un ritmo, molto spesso disarticolato, sopra dell’elettronica sporchissima e maleducata, una chitarra o delle tastiere e a sovrastare tutto la voce, che intona melodie improbabili. In un contesto così scarno risaltano particolarmente i testi, accreditando Bertacchini come uno dei migliori autori, almeno in ambito rock: nella prima parte del disco lo stile musicale, che si stacca lentamente dai canoni degli Shipwreck, accompagna testi infantili, per tema o struttura; poi le soffici atmosfere orientaleggianti di 1986 sfociano nell’amara presa di coscienza di Vivere, i CCCP rivisti e corretti con voce e basso, che a sua volta porta alla riscoperta della vena socio-poetica con la narrativa Sterminatore Sociale e il punk pasoliniano di A Favore Della Borghesia. Gli oltre cinque minuti di delirio isolazionista che va sotto il nome di Prepara Futuro Oscuro chiudono un dischetto tanto breve quanto intenso, una perla che meriterebbe di essere esposta alla vista (e all’ascolto) di tutti.