Ka Mate Ka Ora – Violence (White Birch, 2012)

ka-mate-ka-ora

Terzo lavoro per i Pistoiesi Ka Mate Ka Ora, già trattati su questo sito con le due prove precedenti. Con Violence i fratelli Venturini ci riportano a quei suoni da fotografia sbiadita e atmosfere languide e malinconiche, che a più di una persona portavano alla mente band del sottobosco come Gregor Samsa o Timonium. Per non parlare di gruppi culto come i Codeine, coverizzati dagli stessi KMKO nell’album tributo uscito per la label di casa White Birch, anch’essa, dal nome, un chiaro omaggio all’album della band ispiratrice di tutto il movimento slocore.
Sebbene ormai lo stile e i riferimenti si possono dire consolidati, l’approccio a una forma canzone meno dilata – ma sempre a cadenza rallentata – dona al disco una marcia in più rispetto al predecessore Entertainment In Slow Motion del 2010. Purtroppo la piacevole sorpresa di Thick As The Summer Stars può dirsi già archiviata come, credo, tutta quell’ondata da shoegaze revival che, al pari del post rock prima, ha lasciato più o meno degni epigoni anche in patria (ci hanno pensato i My Bloody Valentine dopo 22 anni a metterci una pietra sopra). In modo intelligente bisogna dire che il gruppo sa sintetizzare ciò che gli riesce meglio, affidandosi all’esperienza maturata: il disco infatti è nato grazie ad un lavoro in studio in completa autonomia, senza la presenza illustri produttori come accadde in passato. Il gruppo affina lo stile, cerca di stare nei tempi e nei modi della forma canzone e ci lascia almeno una manciata di pezzi che denotano un scrittura matura e convincente (da We’re Finally On Our Own a Birdy per dirne due). Da premiare pure una certa ostinata coerenza e integrità nel portare avanti un suono che scava in sotterraneo senza lasciare troppe tracce in superficie, ma con un approccio che comunque non vuole mai rinunciare alla melodia.