Iron Molar – DIYCD (Fucking Clinica, 2010)

Non è facile stare al passo con tutte le uscite del duo Iron Molar: fra album, split e nastri, se non ho fatto male i conti, siamo a quota sette nel giro di tre anni; quel che so per certo è che si tratta del secondo CD completo per la band. Se il pezzo contenuto nel recente split con gli Ur si caratterizzava per un livello di incomunicabilità che lo rendeva ingiudicabile, questo è per certi versi l’altra faccia della medaglia. Parlare di accessibilità è certamente fuori luogo, ma certamente si tratta di un disco meno ostico. L’amore vince sempre sull’odio, diceva quel tale. La ragione sta tutta nel concept: DIYCDR, lo dice già il nome, è un atto d’amore verso il do it yourself, il cui acronimo compare nel titolo di ogni pezzo; essendo una filosofia a cui, non credo sia un’esagerazione dirlo, i personaggi coinvolti hanno consacrato l’esistenza, è facile capire perché li troviamo in un simile stato di grazia. Non inganni il titolo Bastard Noiseiano, i nostri sono ormai lontani da certi lidi, almeno musicalmente. Pochi eccessi harsh noise quindi, a favore di una musica a suo modo psichedelica e descrittiva, che evoca ampi orizzonti percorsi da scariche elettriche con un dinamismo minore rispetto al passato, ma senza che la cosa comunichi un senso di staticità: l’auspicato abbandono di alcuni ingenui “effetti speciali” è ulteriormente valorizzato da una maggior attenzione alle sfumature regalandoci un album da apprezzare nel suo fluire. Può comunque essere utile segnalare quelli che mi sembrano i momenti migliori, non pochi tra l’altro: le evoluzioni space di One Life D.I.Y. che naufragano in una crescendo power noise, D.I.Y. Forever che, seguendo un percorso inverso, fa sorgere dal rumor bianco dei synth quasi melodici e D.I.Y. Revolution dove ancora il sintetizzatore lotta per vivere contro le rasoiate noise, dando come risultato un dark ambient molto poco gotico e decisamente industriale. Non roba da hippie dunque, ma musica meditativa per noise freak.