Uomoman – Digital Kind Of Guy (Wallace/Blackbug/Il Verso Del Cinghiale/Villa Inferno, 2014)

Se i Quasiviri fossero un gruppo sul viale del tramonto anziché gli autori di un’opera maiuscola come Super Human, non ci sarebbe comunque da preoccuparsi: gli Uomoman sarebbero pronti a raccogliere il testimone del pop-rock più tirato e irregolare della penisola e oltre.
Converrete che il risultato dell’unione fra gente di The Great Saunites e X-Mary (oltre a una miriade di progetti ora defunti) si prospetta come quanto mai improbabile e per certi versi questo quartetto armato di chitarre, basso, tastiere, batteria e vocoder, improbabile lo è, col suo pop retrofuturista, sempre lì lì per andare sopra le righe senza mai finirci veramente. Eppure tutto funziona e nonostante sulla carta non abbiano quasi nulla per piacermi… beh, mi piacciono. Analog è kraut pestatissimo e vocoderizzato che riscalda l’atmosfera, ma è nulla a confronto del terzetto Down to the Valley/Techno Bike/Orlo: ritmiche ora serrate ora suadentemente funk, melodie vocali che odierete perché vi si pianteranno subito in testa e giri di chitarra e tastiere vincenti, con più di un richiamo al rock spaziale dei Rockets e alla lucida follia dei Devo. Ma c’è anche altro, Techno Bike ad esempio, col suo r’n’r parodiato e virato disco-rock anni ’80, è qualcosa che avremmo potuto sentire ad opera di qualche gruppo sghembo negli anni d’oro della Alternative Tentacles. A seguire, Miami Bike e Steep Slope sono due cavalcata semi-strumentali nuovamente kraut-rockeggianti, mentre la chiusura è affidata alle alte velocità e agli scioglilingua di Io Non Vengo Più Con Te. Non è da tutti riuscire a fare così gli scemi senza essere affatto stupidi: provatelo anche se non sopportate gli X-Mary, potrebbe piacervi. A me è successo.