Tor Lundvall è un nome che nell'ambito elettronico/ambient non è notissimo, ma senz'altro chi viene in contatto con la sua musica nota sempre qualcosa di speciale: l'uso della voce come uno strumento, ma soprattutto un gusto straordinario nel comporre quadri (non a caso è anche un pittore) melodici, rarefatti, cristallini e perfetti; nello scambio qui sotto anche dal punto di vista umano Tor si presenta come una bella scoperta.
SODAPOP: Tor, c'è molta gente che è entrata in contatto con i tuoi lavori grazie alle tue collaborazioni e alla tua amicizia con Tony Wakeford, ma a dispetto dei tuoi tanti contatti con il circuito post-industriale e post-dark la tua musica è considerevolmente diversa. Come sei entrato in contatto con quella gente e ti è mai capitato di sentirti fuori posto in quel giro?
TOR: Sono venuto a conoscenza di band come Coil, Current 93 e Sol Invictus attorno al 1987-88. Fino a quel momento ascoltavo principalmente synth-pop e musica ambient. C'era qualcosa di unico, misterioso e minaccioso in quei gruppi che inizialmente attrasse la mia attenzione. Contattai Tony per la prima volta nel 1991 dopo aver comprato Sol Veritas Lux in un negozio di dischi vicino a casa, mi piaceva quello che sentivo e gli mandai alcuni abbozzi dei miei lavori ed anche alcune cassette con alcuni dei miei primi demo (veramente orridi se ci penso adesso!). Tony rispose e mi chiese se fossi interessato a fare l'artwork del disco dei Sol Invictus che sarebbe dovuto uscire King & Queen. Accettai e sì, la nostra amicizia e collaborazione iniziarono da lì. Mi sono sempre sentito un po' un outsider in quel circuito, dato che la mia musica come natura è più ambient. Allo stesso tempo sono molto orgoglioso della mia collaborazione con Tony in occasione di Autumn Calls. Non penso che quel disco sarebbe uscito così organico o dinamico se io l'avessi fatto con chiunque altro.
SODAPOP: Questo è il punto: sei un outsider in quel giro, ad ogni modo sei apprezzato e rispettato, ma non pensi che potresti raggiungere un pubblico più vasto se esposto ad altri ascoltatori? Nella tua musica gli elementi ambient, synth-pop ci sono e ho fatto sentire i tuoi dischi a diversi amici che ascoltavano elettronica, ambient, sperimentale o che erano patiti di etichette come la Kranky o fan di Jay Jay Johanson e sono rimasti subito affascinati dai tuoi lavori.
TOR: Penso che la mia audience sia cambiata parecchio negli ultimi anni, certamente più di quando non fossi su World Serpent. Sono felice di avere un seguito e mi fa piacere sentire che la gente sia interessata al mio lavoro, resta che solitamente sono così occupato con la mia musica e con i miei quadri che non mi concentro molto sulla promozione. La mia fama per lo più dipende dal passaparola, passaggi in radio e qualche recensione approfondita, nulla di più.
SODAPOP: Tuo fratello gestisce uno studio di mastering ed è un fonico, tuo padre era ed è uno di quelli della Blue Note: sembra che lui vi abbia influenzati entrambi nel dedicarvi alla musica o sbaglio?
TOR: Mio padre è stato una grande influenza creativa per entrambi. Grazie alla sua esperienza nel music buisness, siamo stati esposti ad una grande varietà di musica fin da piccoli. Mio padre ha sempre incoraggiato sia me che mio fratello a dare ascolto ai nostri istinti e a seguire i nostri percorsi creativi. Ora ha 74 anni e sta ancora lavorando, dubito che andrà mai in pensione.
SODAPOP: Immagino che loro apprezzino la tua musica, in qualche modo sei "accessibile" per molti appassionati di musica, ma hanno mai commentato il retrogusto malinconico/depressivo dei tuoi dischi e dei tuoi quadri? Hai mai sentito tuo padre o tuo fratello che ti chiedevano: "hey Tor… tutto bene?" oppure "che cosa è andato storto?!".
TOR: C'è sicuramente un senso di melanconia nei miei lavori, anche se non associo la melanconia alla depressione. Nell'arte e nella musica dipende tutto dalla prospettiva in cui si pone l'ascoltatore/osservatore. Inutile a dirsi, ma la mia famiglia mi conosce sufficientemente bene per non preoccuparsi di ciò che faccio artisticamente.
SODAPOP: Cosa vorresti trasmettere con la tua musica e con i tuoi dipinti? Che tipo di emozioni o di sentimenti? Te lo chiedo dato che qualcuno dice quando si suona o si dipinge si cerca di ricreare quella fascinazione originaria che si era vissuta di fronte alla musica o ai quadri di qualcun altro.
TOR: Ho certamente provato un grande fascino di fronte al lavoro degli artisti e dei musicisti che ammiro, anche se solitamente sono così coinvolto nel processo creativo che non ci ragiono in questi termini, almeno non consciamente. Il mio lavoro fluisce così naturalmente e così istintivamente che penso poco a quale tipo di sentimenti trasmetta. Se la mia musica e i miei dipinti trasmettono effettivamente qualcosa spero che sia un senso di pacifica solitudine che permette all'ascoltatore o allo spettatore di recedere in un mondo tutto suo per un po'.
SODAPOP: Seguendo la tua ultima risposta uno potrebbe pensare che il tuo lavoro sia centrato sulla "solitudine", sull'"unicità" o emozioni simili. Ma all'opposto le tue collaborazioni ed il fatto che tu sia considerato parte di un circuito possono dare l'impressione opposta. Quanto è importante condividere per una persona come te?
TOR: Una volta ho detto ad un amico musicista che sarei lì a dipingere e a registrare musica anche se il mio unico pubblico fossero gli uccelli e gli insetti fuori dalla finestra mia camera da letto. Il mio lavoro è centrato sulla solitudine, così condividerlo con altri non è certo la mia priorità. Sono piuttosto egoista quando si entra nel campo della mia musica e della mia arte. All'opposto sono molto felice che altri traggano qualcosa da quello che faccio, resta che è comunque qualcosa che faccio per me stesso. Non mi interessa molto di far parte di una scena o di appartenere ad un movimento, anche se suppongo che venire classificati sia inevitabile.
SODAPOP: So che può sembrare stupida e ingenua come domanda ma l'atmosfera autunnale/invernale dei tuoi lavori ed il fatto che tu abbia un nome scandinavo (e credo anche un'origine)… beh, sono tentato di chiederti se pensi che ci sia qualcosa di ereditario o una forza ancestrale che arrivi dal passato e che ti porti a quelle immagini.
TOR: Non è una domanda ingenua, mentre la Natura è la forza primaria che muove i miei lavori sono certo che ci sia anche qualcosa di ancestrale che ricopre un ruolo significativo. In parte sono di origine svedese (per parte paterna) e c'è molta creatività in quella linea di sangue. Il mio bisnonno fra le altre cose ha inventato le mollette per i panni. Sono anche discendente di quel John Ericsson che ha disegnato lo USS Monitor che si trovava sulle navi corazzate usate durante la Guerra Civile Americana. Per quanto il mio immaginario abbia quasi sempre un senso definito su di un piano istintivo qualche volta mi domando: “come sono arrivato a fare questa cosa?”, alcune volte credo si tratti semplicemente di qualcosa trasmesso attraverso i geni!
SODAPOP: Ho anche notato che differentemente da molti artisti la maggior parte dei tuoi soggetti umani è vestita, non ho visto molti nudi (all'infuori della maggioranza degli alberi). La tua musica è sì fredda, ma allo stesso tempo credo che dia l'idea di una specie di recessione all'utero materno. Che peso ha la sessualità nei tuoi lavori figurativi e musicali?
TOR: Non ho mai pensato molto al peso della sessualità all’interno dei miei quadri. La sessualità ha senz'altro un peso significativo, anche se credo che sia più una cosa latente e forse si manifesta nelle forme e nella creazione dei paesaggi più che nelle figure stesse. C'è una forte interrelazione fra le figure ed il paesaggio e sono certo che l'aspetto sessuale sia molto forte in questa relazione. Sarei inclinato a dire che la sessualità è virtualmente inesistente nella mia musica, comunque probabile che invece ci sia e che io più semplicemente non me ne renda conto.
SODAPOP: In un'epoca caotica e violenta come questa la tua arte e la tua musica si muovono all’unisono nella direzione opposta. Sei una persona così imperturbabile come puoi sembrare? O pensi che in futuro un cambiamento repentino del tuo stile potrebbe avvenire (sto pensando all’ultimo Rothko, a Mirò, etc e ai cambiamenti radicali nel loro modo di dipingere)?
TOR: Sono senz’altro più imperturbabile come artista rispetto a quanto lo sia come persona. La bruttezza, l’indifferenza e l’ostilità del mondo circostante non contaminano mai il mio lavoro, anche in quelle rare volte che ho cercato di reagire tutto ciò artisticamente. Prenderebbe una piega drastica e sfortunata se cambiassi radicalmente e ne venisse influenzato. Cerco di astrarmi quanto possibile dall’insania del mondo circostante, vivo la mia vita in una relativa solitudine, comunque mi piace stare da solo e raramente mi capita di sentirmi solo, soprattutto in mezzo alla Natura. Le uniche esperienze che ho avuto di vera e sincera solitudine sono state in mezzo ad altre persone in compagnia di altri. L’America è un posto ostile per gli artisti, è difficile trovare individui che diano valore ad altro che non siano i soldi o che pieghino i loro ego cercando di attrarre gli altri fino alla nausea con un rozzo senso di confidenza e senza talento. La mia rabbia ed il mio disgusto sono più rivolti a queste cose ed il mio lavoro forse è l’unico posto dove mi sento veramente al sicuro.
SODAPOP: L’ultima domanda più ovvia potrebbe essere in merito a dove sei diretto come artista e come musicista, ma che ne dici se finissimo guidando in direzione opposta? che cosa è cambiato dai tuoi albori?
TOR: L’atmosfera dei miei dipinti e della musica è rimasta relativamente costante nel passare degli anni, esclusa l’eccezione di alcune delle mie prime registrazioni che erano più orientate al pop. Forse l’unica cosa di alcune delle mie prime registrazioni che è cambiata di più sono i temi riguardanti le relazioni e la malinconia inerente agli amori persi. Ho raggiunto un punto della mia vita in cui sono sceso a patti con questi sentimenti e non mi infastidiscono più. I temi romantici tendono a riemergere nei miei lavori di tanto in tanto, comunque non sono più la fonte primaria che erano una volta.