Chi non muore torna, incazzato il giusto, facendo volare schiaffoni.
Dead Elephant, Morkobot ed Anatrofobia le genitrici del ronzino. Enrico dei primi, Len dei secondi, Alessandro dei terzi (come ospite in un paio di brani, ma secondo me a legarlo stretto non ci perderebbero mica).
Che, come giusto che sia scalcia e nitrisce in una prateria che unisce Us Maple ed hardcore, va al trotto fra Louisville e Chicago pascendo in una stalla gestita da Halley Records (mentre stanno sulla statunitense Reptilian).
Genere scafata, rughe sul viso e sulle mani, disperazione terapica urlata a più non posso, intensità di quelle giuste, the same old shit con la bruciante intensità che la materia necessità. È un anno buono per queste cose, prima i NETN, ora loro. Musica incorreggibile che si rigenera su un covone di rabbia e frustrazione e titoli come Necessary Pain non sono messi lì a casaccio. Poi ci si apre, a sgreghi para-ambient grind che vedo Fantomas scappare veloce dietro alla tenda. Pianti disperati e muri di suono sulle nostre capocce, schiaffi ed urla, lacrime. Ma c’è altro, aperture magnetiche e magnifiche come in The Light That Failed, una maturità compositiva che lascia a bocca aperta. Chiudono con Hybris che potrebbe essere un disco a se, suite lunare ed Alessandro Cartolari in gran spolvero, lasciandoci definitivamente a bocca aperta.
Ma cosa può creare un’impatto del genere? Quali menti nutrite a suoni malsani? Siamo andati ad indagare, facendoci segnalare dai Turin Horse dove si abbeverarono musicalmente, traendone 10 album da loro consigliati per una sana dieta, un pelo lucido ed un galoppo, all’occorrenza, forsennato.
Wayne Shorter – The All Seing Eye
Outkast – Stankonia
Koch/Schutz/Studer – Life Tied
Sleepy Gorilla Time Museum – Of Natural History
Colonial Wound – Untitled
No Tongues – Ici
Strebla – Cemento
Laddio Bolocko – Strange Warming Of
Fugazi – In On The Kill Taker
Tvivler – Kilogram