Tedua – La Divina Commedia (Epic, 2023)

Cogoleto come Firenze, Milano come Ravenna. Mario Molinario aka Tedua, pugilista e rapper, è tornato con un progetto pregno ed impegnativo, la sua personale Divina Commedia. 16 brani, 14 pezzi più intro ed outro, copertina di David LaChapelle per non farsi mancare nulla. Tedua è un fiume in piena, bambini a fare da controcanto, atmosfere sinistre e sintetiche, è il Paradiso Artificiale, Kid Yugi e Baby Gang a far da spalla. Poi si riallaccia alla sua Sangue Misto, da Mowgli, in Malamenta, chitarra ed il suo riuscire a trascendere tempo, timing e metrica. Nell’album troviamo la classica parata di osptiti, da Sfera Ebbasta a Federica Abbate a Geolier, Salmo, Gue, Marracash, Rkomi, Bresh, Lazza e bnkr44 ma lo snodo è Tedua nel suo viaggio, dall’inizio alla fine. Ci sono brani praticamente perfetti come una Mancanze Affettive insieme a Geolier da cuore in mano, altri che esagerano, tracimando in pastrocchi inascoltabili come Red Light (quella schitarrata è veramente qualcosa di indifendibile) ma la sensazione è che Tedua sia alla ricerca della costruzione di un suo personale mausoleo. Rispetto a Mowgli manca totalmente quella parte selvaggia, si vede un cambiamento ma è alla ricerca di un’opulenza che toglie freschezza e rabbia all’impianto. Rimangono momenti gustosi come il tributo a Witney Houston insieme a Gué di Scala di Milano ed attimi in cui Tedua si ritaglia da solo come in Soffierà, lirica ed avvolgente, oppure il wild bunch con Bresh e Rkomi, chitarrina e Sick Luke ai comandi di Anime Libere. Brani spontanei come il Lo-Fi for U dove sembra moltiplicarsi o le risacche di passato di Bagagli (improvvisazione).
Tedua pecca, ma credo lo faccia per eccesso di generosità, di certo un giorno troverà la Beatrice giusta a guidarlo, che lo spoglierà del futile lasciandolo nudo, armato solo di rime. Forse già nel purgatorio? Toccherà aspettare, per ora i Wild Bandana hanno di che stare tranquilli, Tedua è carico.