Above the Tree – Minimal Love (Boring Machines e altre, 2009)

Iniziato un paio di anni fa, il progetto di Matteo Bernacchia alias Above The Tree, intimo fin dal primo ascolto (sarà che le due volte che l'ho visto dal vivo gli spazi erano veramente angusti), arriva alla seconda prova: anche qui, come l'esordio Blue Revenge, la sottrazione e le aggiunte a piccolo dosaggio sono il segreto di una ricetta riuscita, un po' quello che fa Musica Da Cucina ma senza posate, pentole e fornelli (esiste pure uno split dell'anno scorso dei due progetti). Minimal Love si apprezza per il suo navigare non a vista tra minimalimo e avanguardia senza mollare mai le redini di precise radici folk (in Situation N.4 si avverte lo spettro dei Rex così come la cristallina Bunny In Love, sembra rubata dal side project Pullman).

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orso_-_ask_your_neighbor

oRSo – Ask Your Neighbor (Contraphonic, 2008)

"Molta della musica che ascolto oggi mi delude in maniera sorprendente perché è così dannatamente noiosa. Manca completamente di… bè, qualsiasi cosa. Non possiede né sensazioni né emozioni, non so perché esista. Dai tempi del Punk, ogni stronzo negli Stati Uniti ha pensato di poter far parte di una rock band; non perché ci fosse portato dal desiderio di fare musica, ma piuttosto perché voleva essere figo, voleva soldi e fama e pollastrelle o ragazzini. Così, vent'anni dopo, abbiamo un'intera industria guidata da persone che non sono poi così creative." Parole sante. Il Punk, venuto come una benedizione, è rimasto ad aleggiare sulle coscienze per troppo tempo assolvendo anche ciò che sostanzialmente non avrebbe dovuto. In realtà questa potrebbe non essere la faccia fallita del movimento Punk, semmai un'ulteriore dimostrazione della sua forza esagerata e dirompente, ma questa è un'altra storia. Le parole sante sono di Phil Spirito (Chicago, Illinois), ex Rex, qui alla sua quinta (?) uscita con il progetto quasi decennale oRSo. E siccome alle parole bisogna dare un seguito, diciamo subito che questo è un disco inequivocabilmente eccezionale.

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magnet

Owen Tromans – Hope Is A Magnet (Sacred Geometry, 2007)

La bella copertina bianco celeste raffigura un flipper con un magnete, il titolo è all'insegna dell'ottimismo, così come i suoni. Non si direbbe che Owen Tromans abbia avuto un passato nei San Lorenzo , recensiti tempo fa su questo sito nella versione "quando eravamo giovani" se non sbaglio. La voce, decisamente monocorde, è una di quelle che si ricorda (The Last Word On The Sunshine Girls), e sebbene Hope Is A Magnet nella sua mezz'ora abbondante sfrutta al meglio gli arrangiamenti, il mood del disco resta decisamente leggero, sebbene molto curato con accenni decisamente pop (Korea), più che di matrice folk.

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