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Paperback Freud – All In A Day’s Work (Longfellow Deeds, 2008)

In ogni caso fanno simpatia quegli artisti che propongono quanto di più fuori moda e dimenticato sia possibile farsi venire in mente. E già che ci siamo farei un sondaggio: quanti di voi hanno mai visto una street rock ‘n' roll band dal vivo? Pochi scommetto. Oggi come oggi, in Europa almeno, chi ha voglia di cantare di scopate, macchine veloci e superalcolici?! Non è aria, anche questo è vero, però, se potessi averne l'occasione andrei a vedermi più che volentieri questa manica di debosciati (francesi tra l'altro!) in un qualche pub di periferia.

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Le-Li – My Life On A Pear Tree (Unhip/Garrincha, 2010)

Parlavamo tempo fa di pop pandistelle, ed eccolo qua il regalo perfetto per Emiliano Zanotti, il debutto di Le-Li: qui è tutto un bigino di certe sonorità scacciapensieri, fino a sfiorare la copia di mille riassunti ma senza farti dimenticare quanto ti possa essere piaciuto il genere. Leli (ovvero Elisa De Munari) è una ragazza vicentina, che dopo un diploma in contrabbasso e dopo aver fatto il dams a Bologna, imbraccia la chitarra e si immerge nel mondo fatato di canzoni sussurrate e filastrocche che si consumano come neve al sole.

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A Dog To A Rabbit – S/T (Lady Lovely, 2010)

Interessante peculiarità quella della Lady Lovely che come per Betzy anche con A Dog To A Rabbit  sforna una band che potrebbe benissimo provenire da Seattle quanto da Portland. Fino a pochi anni fa, oggi più raramente, le nostre band anglofone, quando non crollavano di fronte ad una pietosa pronuncia inglese, raffazzonavano sound malamente prodotti o totalmente claudicanti. Ovviamente questo non è il caso del power-trio fiorentino che invece sciorina un hard-grunge sicuro ma flessibile, ammiccante tanto ai Franz Ferdinand quanto ai Nirvana. Un occhio puntato sul ritornello e l'altro sulla potenza (leggi tiro) conferma questi giovanotti come promettenti alfieri del rock‘n'roll tricolore.

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Hands Off Alice – Last Days Of Summer Part 1 (Autoprodotto, 2007)

Altro tuffo negli anni novanta, ma questa volta per ispirazioni ed influenze. Il sound degli Hands Of Alice ci porta infatti in quella ruggente Seattle che tanto fece parlare di sé fino a non molto tempo fa. Stiamo parlando di Tad, Nirvana ed ovviamente del pastoso e già ispiratissimo Mark Lanegan nel periodo Screeming Trees. E tutto sommato è un bel complimento per un cantante, specialmente se italiano, dire che ricorda Mr. Uncle Anesthesia. E' strano, perché oggi, fermi ancora al revival eighties, è abbastanza inconsueto ascoltare qualcuno che si ispiri già al grunge più classico e blasonato.

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