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True Widow – True Widow (End Sounds, 2008)

Widow. Vedova. Una parola forte. Una parola che richiama ai nostri occhi un’immagine precisa. C’è chi la vede una donna ormai cadente immersa nei ricordi, chi una disperata casalinga in cerca di un porto, chi una nera femme fatale disegnata in rimmel nero e seta rosso rubino. Diverse fonti d’immaginazione. Ma una parola forte. Dentro tiene il suono della sconfitta e le trombe della rivincita, ha un po’ gli occhi di chi ha visto vicina la morte e un po’ quelli di chi invece era troppo lontano per fare qualcosa, lo stomaco infangato di un dolore che in fondo in fondo non è il suo. Se non per interposta persona. Vedova è una condizione dell’ombra, di cui poco si può capire. True Widow investe in pieno il senso di vicolo cieco con uno shoegaze più vicino allo slowcore che ad altro. Le atmosfere sono presto fatte, le esplosioni delle chitarre sempre molto cupe accompagnano lunghi momenti di stagnazione, dove batteria e basso tendono a non disturbare l’equilibrio fragile della linea melodica.

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