ics2010

Things we lost in the fire-starter aka memorabilia di un an(n)o allargato

Prima dello scoccare del nuovo anno, l'impavido Gusmerini offrì un'ardita lista che pose a riflessione de lo miglior materiale che acquisì tramite l'amica fonoteca ed io che a guisa di scudiero, lo seguii oltre quelle colonne d'Ercole che di perfida Albione erano intrise e corrotte, decisi di offrir la mia lista di dischi che in tempi recenti, il critico pusillanime lasciò eroder da le polveri del tempo. Ma noi no! O Duce! Insieme a Barbagli, Santodio e Freghieri ci ergeremo a testimoni delle brutture che la gente vuol dimenticare per causa dell’ennesima cospirazione dei perfidi Mimimmi! E poi O Duce… il presente non è mai presente neanche a se stesso!

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Luigi Turra – Enso (Smallvoices, 2007)

Se non si chiamasse Luigi Turra e se non sapessi che è italiano, ascoltando il disco avrei pensato che si trattasse di un autore orientale. Per questo disco i primissimi riferimenti mi riportavano alla mente molta musica giapponese o a quella di alcuni autori che, vuoi per origine vuoi per cultura, da essa ha succhiato linfa vitale per alcuni lavori; in particolare parlo di Ikue Mori, Toru Takemitsu e Koji Asano. Propenderei per la soluzione più semplice, almeno per me che scrivo, e quindi posizionerei Turra al centro del triangolo dei miei Bermuda situato in una confluenza fra questi tre "prodi kamikaze" (come li appellava l'eroico Adolfo Celi in Amici Miei). Minimalismo zen del secondo millennio e quindi paratie ultrasottili di carta di riso, da cui l'unica forma a prende corpo sono strumenti più o meno tradizionali suonati a poche note e con una gran disciplina.

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