Non appena parte il secondo brano, la title track, l’intercalare di Stella Burns in italiano ci fa cascare in un’enorme Wath If?, vista e considerata la bellezza dell’incedere vocale di Gianluca Maria Sorace, che delle vesti del cowboy si barda da ormai dal 2011. Un disco sofferto questo, testimoni dei tempi bui trascorsi e delle perdite subite, perdite che hanno minato a sfera personale ed artistica di Stella Burns. L’espressività è quella sofferta dei giorni migliori, in una Love and Thunder che è una torch song dell’anima, con Sergio Carlini dei Three Second Kiss a dar manforte sui paesaggi che da sempre contraddistinguono il personaggio, quel west che in Italia ha sempre attecchito con vigore e che sposandosi alla drammaticità ed al melodramma caro al DNA italico può dar vita a strazianti brani musicali. Stella è perfettamente credibile e sul pezzo quando, attorniato dallo stuolo di collaboratori scelto con fare certosino, che aiutano a comporre una musica sottile e leggera, ma intensa come se i granelli di sabbia che compongono le nostre vite fossero spostate dal refolo dei suoi venti.
È il west dei cowboys, un folk immaginario che è un vero e proprio stato dell’anima e che può in molti casi essere da trampolino per lo spazio vero e proprio. Lo fu per David Bowie, da sempre uno dei fari, lo fu per N.C. Odam, dai più ricordato come The Legendary Stardust Cowboy, e se le stelle che vediamo ogni notte in realtà sono bruciate scomparendo millenni fa beh, anche Stella Burns è di quella gamma. Ogni canzone traspira onestà e cuore, i musicisti, tra i quali vere proprie star non eccedono mai, rimanendo la banda, dietro ad un leader che tira le redini con grazia ed intensità. Long Walks In The Dark è un disco che sarebbe potuto uscire 50 anni fa, oppure domani. A colpire come frecce al quale sono piccoli eleganze ed accorgimenti come il piano di Her Kiss Your Smile, a dimostrazione di uno stile cangiante che parte dall’amore per farsi universale. Un peccato non avere nel bel digipack uno spazio per i testi, che andrebbero approfonditi, letti e sottolineati per poter assorbire al meglio la poetica di Stella. Quando poi parte la voce di Dan Fante in I Want To Be Dust When I’m done il tutto assume le corrette simmetrie, con un personaggio ed una storia che potevano poggiarsi soltanto qui ed il risultato è infatti mirabile, grazie anche all’intervento di Diego Sapignoli alla batteria. Ma c’è spazio per una cantata con Ken Stringfellow in una succosa The End Of The Snowfall, corale e leggera tanto da faticare a passare al brano successivo. C’è spazio per diverse bellezze, tra le quali una Make a Wish dove le corde vocali di Stella e di Marianna d’Ama si sposano meravigliosamente, con Laura Loriga e Davide Grotta ad ornare di piano e theremin le pelli che Damiano Trevisan ha sapientemente accarezzato per l’intero lavoro. La finale We Cannot Decide ci saluta, lasciandoci fra le mani qualche granello di sabbia e l’impressione di un altro, splendido, cowboy spaziale.
Stella Burns – Long Walks In The Dark (Brutture Moderne, 2024)
