Raf Briganti – Observable Universe (Destination-ZERO, 2023)

Lo scorso novembre facemmo la conoscenza di Raf Briganti nel nostro primo appuntamento dedicato ai formati corti (nello split condiviso con Gabriele Barbarino). Da quella esperienza ci rimane un afflato ritmico e spaziale che in prima battuta rimanda a capostipiti del genere come Edgar Froese ed i suoi Tangerine Dream. Il tema delle composizioni è quello del viaggio esplorativo senza possibilità di ritorno: l’uomo solo, di fronte al fato ed all’universo stesso. La tensione e la grandeur dell’opera e del pensiero si sentono ma non sono soverchianti, mentre l’epicità del suono è risolta con un sapiente utilizzo della tensione, andando a dirigersi a tratti su partiture badalamentiane come nell’Ultima Thule. I ritmi si mantengono piuttosto regolari, senza forzare la mano, eccetto qualche raggio fotonico a tratti che ci riattiva i circuiti, come i tremori di Pleiades. In M4 si sente addirittura il riflusso di una forma folcoristica, quasi si fosse di fronte ad un incontro fra due fazioni pronte a condividere la propria storia. La fantascienza messa in atto da Raf Briganti è candida, fin troppo simile al mondo terreno per spaventare…non è la bocca aperta dalla sorpresa ma un sapiente upgrade della nostra realtà e delle nostre emozioni. I segni sono diversi, ma se due indizi fanno una prova la penna del compositore toscano potrebbe essere una di quelle da tenere sotto stretta osservazione nei prossimi tempi. La sua capacità di sporcare la materia lavorando sui differenti livelli è infatti puro artigianato, avvolgente e sensuale. Basta alzare il volume per accorgersene, gocce di suono come quelle di Earth is the Past, stridii di archi che da barriti diventano contrappunti taglienti. È un’ascesa, non ci sarà forse ritorno ma il viaggio vale sicuramente la candela.