Riffs belli cicciosi alla Conan, immaginario cosmologico di attribuzione vagamente pagana e cantato tra Kyuss e Hermano. Il gioco è fatto. Niente di nuovo sotto il sole, certo, ma chi lo pretende? Da un certo punto di vista l’autoreferenzialità della maggior parte dei generi di nicchia (come appunto lo stoner, nicchia della nicchia) è indispensabile alla medesima sopravvivenza della specie altrimenti soggetta ad imbastardimento artistico e quindi probabile estinzione. Ma varrebbe benissimo anche il contrario. Concluso questo tutto sommato inutile preambolo, gli spezzini Orion fanno la loro cosa in maniera efficace, professionale e con dedizione assoluta. E aggiungo, con quella sporcizia di produzione assolutamente necessaria per essere coinvolti nelle tempeste di sabbia che fanno bruciare gli occhi. Un compito preciso e corretto, ma oggi più che mai ci domandiamo quando l’instancabile label genovese riuscirà a scovare un’interessante black metal band da produrre. Toc toc toc, c’è nessuno?!