Odessa – Costi/Benefici (Sangue Dischi/Shove/To Lose La Track, 2022)

“Un altro gruppo chiamato Odessa“, recita la loro presentazione. Il numero cinquanta, almeno secondo Discogs. E quello che porta ai cinquanta, anni, stavolta, è il decennio che stanno vivendo i membri del gruppo e, con tutta probabilità, buona parte di quelli che saranno interessati a un disco come Costi/Benefici, che già nel titolo suggerisce l’idea del tempo di bilanci. I cinque proseguono la presentazione così: “Tutti noi abbiamo suonato dai 90s ad oggi in varie band hc e post hc italiane (Concrete, La Crisi, Laghetto, Marnero, Infarto  e molte altre) e ora da post-40enni cerchiamo di fare qualcosa di diverso, forse meno “dritto in faccia” ma sempre con lo stesso approccio alla materia.” Difficile aggiungere altro…
Al limite possiamo dire che quello che ascoltate qui è un’evoluzione coerente dell’HC dei gruppi citati, dove la velocità e il peso medio dei riff si abbassano, sparisce la furia ma rimane la tensione, qualche spigolo si smussa, manca l’urgenza ma sopperiscono la riflessione, la voglia e la ragione di esserci ancora. Certo, dalle parti dell’Ebullition c’erano già arrivati al tempo a questo genere di suoni, ma non è questo che importa; importa che i pezzi che trovate nel disco prendano questa forma adesso, dopo anni passati a macinare hardcore furioso sui palchi di tutta Italia e di mezza Europa. Importa il vissuto e la condivisione che ci stanno dietro. E importa soprattutto che, anche se nei testi fa capolino la disillusione, ci sia la voglia di parlarne, di trasformarla in musica cercando forme che non sono quelle che ti aspetteresti da questi cinque.
Perché se è vero che questa è roba per chi c’era – e ben difficilmente attirerà nuovi ascoltatori – è anche vero che non c’è traccia di reducismo, né della volontà di fare i giovani a tutti i costi o di coverizzare sé stessi all’infinito. Cristiano, Matteo, Lele, Luca e Nat fanno semplicemente quello che sanno fare bene, probabilmente anche meglio di quando avevano vent’anni o poco più; rispetto ad allora lo fanno in modo più mediato, ma non meno convinto e, soprattutto, non meno necessario. Insomma, cambia la forma, ma lo spirito rimane lo stesso. “Continua”, direbbe qualcuno.