Sempre a metà strada tra il divertissement e il “safari senza fucile”, proseguono le sperimentazioni etno (?) industriali del duo Luca T Mai/ Antonio Zitarelli. In questa nuova uscita, come nella precedente, l’impatto sonoro dei Mombu risulta ad un primo ascolto una versione corazzata dei Sabot in viaggio verso il Monsters Of Rock. Niger si presenta come un viaggio (che bello quando si poteva dire concept) attraverso un’europa contaminata e radioattiva dove il meltin pot è ormai uno zombie di cui non si riconosce più né l’etnia né le radici. Lo sforzo del duo per spingersi con intelligenza attraverso territori che nell’ambito indie/rock non sono affatto comuni è appagante: le percussioni di Mbar Ndiave sono infatti disturbanti e profonde soprattutto quando contrappuntate dagli accordi ribassati di Marco Mastrobuono. A voler cercare le pulci si potrebbe sostenere che purtroppo questi intermezzi non sono lo standard sonoro del disco quanto piuttosto approfondimenti. Nella collaborazione percussiva rimaniamo infatti ancora una volta intrappolati dentro bordate di artiglieria pesante dove si percepisce molta rabbia, ma poche insinuazioni. Talvolta ho nostalgia della versione espansa, ma purtroppo sporadica dei Mombu: quella con Paolo Spaccamonti alla chitarra. Spaccamombu per l’appunto. Ma intanto la domanda sorge spontanea: il Niger dov’è?!