Per Andrea Gastaldello/Mingle il termine “iperattività” semplicemente non ha significato, la serie di frequenti uscite che hanno caratterizzato gli ultimi tempi altro non è che la normale cadenza che al momento l’ispirazione gli concede. Così, a poco dall’affascinante collaborazione con Deison dedicato al fiume Tagliamento, ecco Ephemeral a rinnova il sodalizio con l’etichetta austro-ucraina Kvitnu che già aveva licenziato Static. Proprio da lì bisogna partire per parlare di questo lavoro che del predecessore raccoglie e sviluppa le intuizioni, in primis quella di un suono sintetico ma non asettico: in più occasioni tocchi di piano e scorie di rumore vengono a contaminare la scintillante freddezza del suono digitale, polvere nell’ingranaggio che conferisce interesse al lavoro. Il legame tuttavia è dato anche e forse soprattutto dalla prosecuzione logica del discorso iniziato in precedenza: se, come notavamo per Static, là era l’impressione che nulla accadesse a caratterizzare il disco, in Ephemeral, dove tutto è ritmo, sembra essere l’idea di movimento a pervadere le composizioni. Ma appunto è solo un’idea. Se potessimo fermare l’attimo in cui l’impulso del movimento si trova fra il cervello le terminazioni nervose e scomporne le frequenze sonore, le particelle elettriche che corrono lungo gli intricati reticoli di nervi avrebbero probabilmente il suono delle complesse tessiture ritmiche che animano Ephemeral; nelle composizioni quasi mai la tensione esplode, si disperde piuttosto in mille rivoli la cui somma è un’energia potenziale notevole e perfettamente percepibile. L’ottima Drop Yourself scalda i motori e ci fa prendere contatto con suoni ed atmosfere, poi da Chimneys in avanti è tutto un teso saliscendi attraverso atmosfere minimaliste cupe e rallentate che si sciolgono in intricate scansioni ritmiche, privilegiando la complessità dell’intreccio alla velocità. I ’90 della Warp, così come certa muscolarità del rock processato industrialmente di marca Earache e Peaceville (si ascolti il finale della stessa Chimneys), si leggono in filigrana e contribuiscono a costruire un suono che, con le sue tensioni inespresse, ci parla potentemente l’oggi. Ce lo conferma, a mo’ di cartina di tornasole, Vaporized, la bonus track disponibile solo col download digitale dove i rapidi battiti minimal techno dell’ospite Plaster si integrano alla perfezione col suono di Mingle che li accoglie nelle proprie strutture senza snaturarsi minimamente. È tuttavia un brano che nulla aggiunge alla logica dell’album che nella versione vinile e CD-R si chiude alla perfezione con l’ambient disteso di Ancestral: il dovuto relax dopo aver goduto di una musica in nervosa equidistanza fra cerebralità e impossibile danzabilità.
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