Meril Wubslin è un progetto losannese, giunto ormai al terzo disco, da poco pubblicato da Bongo Joe Records. Fondati da Christian Garcia (già nei Velma) con il tempo hanno visto l’inserimento di Valérie Nideroest (i Toboggan nel suo passato) e, con quest’ultimo lavoro, del batterista David Costenaro ( attivo in molti progetti, tra i quali ricordiamo i Vitas Gerulatis). Un progetto maturo, nel quale ogni membro riesce a colorare con i corretti toni uno splendido dipinto. Con il precedente Alors Quoi mi avevano letteralmente rapito, così ho colto la palla al balzo per lucidare il mio francese e scambiare qualche chiacchiera epistolare con Christian Garcia.
SODAPOP: Buongiorno Christian! Ho scoperto Meril Wubslin solo con il vostro penultimo disco che ho letteralmente adorato, così quando da Bongo Joe mi è arrivato l’avviso del vostro nuovo album ne ho approfittato per porvi qualche domande.
Come vi siete incontrati?
CHRISTIAN: Confesso che non me lo ricordo, credo che Valérie ed io ci incontrassimo di frequente negli spazi musicali losannesi. Siccome la città è piuttosto piccola è facile conoscere chi fa parte di un determinato ambiente. David invece ci ha raggiunto di recente, lo abbiamo incontrato ed invitato da noi visto che eravamo senza batterista.
SODAPOP: Quando avete scelto, dopo la fine delle esperienze con Velma e Toboggan, di rimettervi in gioco come Meril Wubslin?
CHRISTIAN: È una cosa nata poco a poco: inizialmente avevo cominciato a comporre qualche brano diversi anni dopo la fine dei Velma. Poi mi sono detto che sarebbe stato bello avere delle parti vocali cantate da Valérie. Ho sempre amato il suo timbro vocale. Voilà, nel primo compariva soltanto come corista ed in seguito il tutto si è trasformato in una vera collaborazione.
SODAPOP: Qual’è il significato del vostro nome? Da italofono lo percepisco come un nome di persona, tendenzialmente femminile…è un personaggio inventato oppure a cosa fa riferimento?
CHRISTIAN: Hmm…non saprei se sia femminile o maschile, tanto meglio, così da lasciare le possibilità aperte, cosa che corrisponde molto ai nostri stati d’animo. Sono due nomi che ho incontrato leggendo della science-fiction e che ho unito insieme. L’idea era quella di creare qualcosa che fosse difficile da ricordare.
SODAPOP: Ascoltandovi i primi nomi che mi sono saliti dalle viscere sono stati quelli dei Velvet Underground e di Henry Flint, così coem il mondo folk e tribale in un certo senso. Sembra che siate riusciti a raggiungere il cuore delle canzoni, sbucciando ed assaporando quel frutto meraviglioso che è la musica. Essendo al momento tre persone attive in questo progetto, quali sono i nomi e le sonorità che vi uniscono?
CHRISTIAN: Non vedo lucidamente nomi e sonorità, bensì il fatto di essere curiosi, aperti, sembre affacendati in una ricerca musicale. È anche vero che ci si ritrovi in ogni caso in un lato minimalista e ripetitivo che poi viene espresso tramite la nostra musica, ma sono sempre e comunque nozioni che possono ritrovarsi in stili musicali molto differenti fra loro. In più c’ê sempre uno spazio di manovra improvvisativa nei nostri concerti, con una dilatazione di brani che, se normalmente su disco chiudiamo in 4 o 5 minuti in concerto possono tranquillamente esondare fino a 20 minuti o più. È anche un metodo per restare maggiormente connesse e maggiormente freschi.
SODAPOP: Dallo scorso album siete di casa con Bongo Joe Records, un’etichetta che si può ben definire una vera chicca per i melomani. Pensando alle loro produzioni trovo che il piazzarvi in un catalogo fra le Alice ed i La Tène dia un segno di continuità , di un suono in perenne cambiamento stilistico ma che conserva ambienti e legami sotto diverse forme. Credete ci siano punti in comune fra i progetti oppure trattasi di autosuggestione?
CHRISTIAN: Beh, è possibile, non ci facciamo solitamente questo genere di domande ma è vero che si possano ritrovare aspetti ripetitivi simili nella nostra musica come in quella dei La Tène, mentre con le Alice potrebbero unirci le armonie vocali. Credo che ci sia una linea artistica dell’etichetta, forgiata dalle persone che la dirigono e che quindi si possano sentire dei punti in comune fra gli artisti, senza dubbio…non saprei.
SODAPOP: Ad un certo punto, in Tout est Curieux, ho sentito un forte sentore di un’artista come il primo Tricky, che personalmente ritenevo parecchio distante dall’immaginario dei Meril Wubslin. Poi ho riflettuto sul fatto che abbiate registrato l’album nello studio con Kwake Bass, che si avvicina parecchio con una scena urbana piuttosto trasversale, che di certo da quel filone prende piede. Che genere di esperienza è stata lavorare con lui? Come mai questa scelta?
CHRISTIAN: Beh, i primi album di Tricky sono magnifici, li adoro!
Dopo tre album fatti in casa avevamo una gran voglia di scoprire, imparare ed esplorare pratiche diverse, per continuare ad evolverci e non ripeterci. Ho quindi cercato qualcuno che potesse accompagnarci e non è stata una ricerca semplice perché avendo un’idea precisa dovevo trovare la persona perfetta per lo scopo. Non avevo nessuna voglia di qualcuno che sapesse fare la propria cosa e stop, cercavo piuttosto qualcuno di diverso e di creativo. Ho ascoltato moltissime cose analizzandone le produzioni e segnandomi i nomi. Alla fine restavano soltanto pochi nomi ed in accordo con tutto il gruppo Kwake è stata la prima persona che abbiamo contattato. Credo di aver avuto fortuna perché il risultato è stato esattamente ciò che stavamo cercando.
SODAPOP: Come lavorate ai brani ? Partite da una ritmica o la costruite con chitarra e voce per poi montarla? Che tipo di condivisione e di lettura comune avete dei testi e dei messaggi espressi?
CHRISTIAN: Per la maggior parte è un dialogo di botta e risposta. Vale a dire che c’è una parte musicale, che può essere la chitarra, ed attorno ad essa si costruiscono i testi. Poi quando i matrimoni non si concretizzavano cambiavamo una delle parti, a tratti quella strumentale ed a tratti quella vocale, a tratti stravolgendola o sostituendola con scritti destinati ad altre parti. Sono tentativi che possiamo provare anche per cinque o dieci volte, fino ad arrivare al giusto incastro. Siamo coscienti che possa sembrare bizzarro! Per quel che concerne le parole invece, per la maggior parte partiamo da sensazioni od esperienze intime e personali, da cose che abbiamo osservato, per renderle in maniera astratta ed aperta. L’intento non ê quello di passare un messaggio, piuttosto di distillare un’idea attraverso delle parole che abbiano un’estetica propria.
SODAPOP: Il suono di Meril Wubslin trasmette una calma melanconica, che spesso conduce ad una sensazione di pace all’ascolto. Qual’è secondo voi il suo utilizzo migliore? Quando dovremmo ascoltarvi?
CHRISTIAN: Hmm..direi che forse la condizione perfetta sarebbe durante un viaggio in treno, osservando il paesaggio dai finestrini.
SODAPOP: Presenterete il disco dal vivo? Avremo la possibilità di vedervi anche a sud delle Alpi credete?
CHRISTIAN: Sì, inizieremo subito a cercare delle date. Abbiamo già avuto delle ottime conferme per dei festival in Europa, tra i quali il Kilbi a Düdingen ed il BRDCST a Bruxelles, sotto la direzione artistica di Tirzah. Mi piacerebbe molto tornare in Italia, all’epoca dei Velma riuscimmo a girarla grazie ad un agenzia che operava da Napoli, Wake Up and dreams, fu magnifico.