Meril Wubslin – Faire Ça (Bongo Joe, 2024)

Sorta di super gruppo, considerando che i tre membri escono da alcune delle più vivaci e significative esperienze della svizzera francese ed estera (Toboggan per Valérie, Velma per Christian, Vitas Gerulaitis per David), Meril Wubslin torna con il quarto album, dopo lo splendido Alors Quoi del 2021. Potremmo chiamarlo folk, per la strumentazione a voce, chitarra e batteria, ma ci si ritrovano più Velvet Underground che Fairport Convention nell’ispirazione, percussioni e voragini nere che sembrano inghiottire l’intero cosmo. Voci ipnotiche, femminile e maschile ad intercalarsi, una pulsazione costante, cardiaca e sincera, l’utilizzo del francese e gli ornamenti pizzicati fanno di ogni canzone un percorso emotivo. A tratti ci sono flash di mondi lontani, come una Tout est curieux dove si intravede un Tricky degli albori nascosto negli angoli. Bongo Joe sa bene come trattare questa musica liminale, al confine fra sogno e realtà, fra folk, ricordo popolare e fantasia, riuscendo a creare una sorta di famiglia allargata comprendente artisti ed ascoltatori. La vicinanza che si prova ad ascoltare la magia della voce di Valérie (da brividi in Les Pensées) è la medesima che abbiamo provato con i canti delle Alice, o con la congrega dei La Tène, una vera e propria magia che dalla Svizezra romanda riesce ad iponotizzare il mondo intero. Qui, facendo mente locale a quanto accadeva 20, 25 anni fa (incredibile a pensarci ora) su dischi come Picket Fences di Toboggan e Cyclique dei Velma ad esempio (ricordo ancora la visione dei un loro concerto orchestrale al LUFF di Losanna, brividi solo a pensarci) non c’è forse nulla di nuovo, se non il rimarcare quanto l’essenzialità della musica folk sia vicina al minimalismo, quanto la musica tribale può abbracciare paralleli e meridiani e come la voce sia uno dei più straordinari strumenti di sempre. Forse anche che la musica soul è più ampia di quel che sembra si solito. Faire Ça è disco nel quale perdersi, col quale prendere sonno e lasciarsi andare completamente, senza cercare di capirlo, o cantarlo. Sarà lui ad entrarci nelle orecchie e nella testa, tarlo che difficilmente smetterà di lambiccarci cuore ed anima.