Melt Banana – Scratch Or Stitch (Skin Graft, 2022)

Scratch or Stitch fu il secondo album delle Melt Banana, il primo in cui vennero portate in alto dai più influenti attori della scena statunitense di allora (Jim O’ Rourke alle registrazioni e Steve Albini alla produzione); fu anche il primo loro disco stampato da un’etichetta USA, la stessa Skin Graft che ora lo ristampa. Che dire? Ebbi la fortuna di vedere le sciammannate live al glorioso LUFF di Losanna (a mio modesto parere il miglior festival di musica “altra” al mondo, punto) nel 2005 e, innocente com’ero ai tempi (non le avevo mai sentite prima d’ora, se non arrabattandomi proprio in vista del nostro scontro) dire che mi spettinarono rende parecchio bene l’idea!
Bello riparlarne quindi, tornando vicino ad un disco che in quasi 20 anni non ha perso nulla della propria carica, quindi trupa trupa trupa al fulmicotone, cantato come spilli nelle orecchie da parte di Yasuko Onuki ed una foga esuberante e totalizzante.

Ora ci siamo fatti più posati ed anziani, ma credo che il fatto che tali reperti possano incuriosire qualche giovinetta è cosa che mi fa ben sperare nelle nuove generazione.
La musica delle Melt Banana (oltre alla front woman troviamo Ichirou Agata alla chitarra, Rika Hamamoto al basso ed una pletora di batteristi)  è punk tirato al massimo, distrutto e portato al parossismo. Yasuko urla come un’ossessa mentre le strumentazioni alternano fasi dove corrono a rotta di collo ad altre in cui sembrano rimbalzare come grosse densità di gomma. La sensazione di trovarsi di fronte ad una grossa palla di pongo assassina è enorme; pensate al mondo dei cartoons, sentitevi Will E. Coyote azzannato da quello stronzo del Giudice Morton, in mezzo al pogo di un concerto dei Fall con Mark E. Smith assalito da tarantole con la rabbia e Speedy Gonzales nel retto.
Troppo? Troppo? Fidatevi, la gioiosità plastica delle Melt Banana è anche questo o, come giustamente recita la nota stampa: “…Take all the scrabbling atonal dissonance of no wave, bathe in the hysteria of hardcore, then rinse with the accelleration of speed metal. Repeat.”
I pezzi sono schegge che vanno dai 9 secondi ai 2 minuti circa, cantate in inglese con una verve rappusa, a tratti si perdono in una terra di nessuno che scava nel cervello, come l’immagine di un killer che si prende il suo tempo lucidando un’arma letale per essere pronto allo scatto. Poi improvvisamente ripartono. Piccole scosse, stridii e fastidi, punk rock, noise, gioco.
Una perla vera, con cui giocare a biglie e da ammaccare, senza darle nessun tipo di protezione.