AAVV. – Sounds To Make You Shudder! (Skin Graf, 2022)

150 uscite per Skin Graft Records.
Grazie Skin Graft, per gli squarci, i colori, il piombo, la corrotta malevolenza, la follia, l’osare e l’aprire porte su mondi fantastici e terribili, sul rumore più colorato che ci fosse.
26 anni, iniziati aprendo le pagine di un albo a fumetti, poi i Dazzling Killmen, poi il mondo, Shorty, Melt Banana, You! Fantastic, US MapleLake of Dracula, The Flying Luttenbachers
Che fare però per chiamare a raccolta gli animi più stretti?
Beh…una musica da brividi! WOOOOAHHH…SPOOOOKY!!!
Già, ridevo anch’io prima di calarmi nel mondo di Jim O’ Rourke (niente di che, uno dei migliori musicisti al mondo, appena appena…). Paura, l’idea di doversi guardare dietro alle spalle che….nulla, è solo un triumvirato panzer crucco, quello dei Cuntroaches, tedeschi, brutti come la morte ed ovviamente adorabili!!! Il tiro è sanguigno, gragnuole e schiaffi mica da ridire, il giusto terreno per il rientro in sala degli Strangulated Beatoffs che, dopo 10 anni dall’ultima fatica, giustamente scelgono di mettere in mostra una riunione da condominio bovino molto mantra e molto mucca che però assume connotazioni salmastre, come se fossero nutrite a bagnasciuga, che giustamente essendo di Saint Louis il gioco è tutto immaginario mentre il giogo è reale! Poi un bel beat, vabbé è Blake Fleming, uno che a cercarlo sull’internet si legge che è stato il batterista dei The Mars Volta per due brevi periodi (e ‘sti grancazzi?) mentre buttano come nomi Laddio Bolocko, Dazzling Killmen e Zeni Geva quasi nascosti. Il pezzo è fichissimo, una spy track tenuta su con le bacchette, groovy e misteriosa. Poi arriva il nostro cantante preferito di sempre, quello che fa paura ai bambini ma piace tantissimo alle mamme, Bobby Conn in tutto il suo guittume creepy, ombroso e quasi richiuso su se stesso. Schiaffoni e pernacchie, The Flying Luttenbachers sono sempre godibilissimi, come non voler bene a questa scarica noise jazz spipperepettannusespipperepettapammante? Di seguito il nuovo progetto di Nick Sakes, uomo fantastico che ricordo intervistato su Equilibrio Precario ad ascoltare Six Minute War Madness e One Dimensional Man una vita fa e che qui lancia ancora strali piuttosto dritti pestando hardcore su casse di cartone bagnato più o meno, con risultati scintillanti ancorsì che no. Chiude il disco Azita, visto e considerato che sono un coglione e guardando le grafiche ho iniziato ad ascoltarlo dal lato B. Batterie, cascate di tastierina trattenuta laser vocine in retro come provette ricolme di gelido gospel.
Se siete persone precise quindi potete iniziare a leggere la recensione da qui.
In effetti sentire David Yow che ci saluta con quel tono roco e masculo un po’ ci piace, mentre sotto tamburellano e fischiano quelli del Saintlouisiano ensemble Yowie. USA Nails sono inglesi e ben rodati, al debutto per Skin Graft quest’anno ma già esperti e storti. Vanno su toni acuti, sporchi ed in qualche modo quasi latini, sembra quasi che il dia de los muertos si sia ribaltato stuprando il nostro con delle chitarre diavoletto. Muche gusto! Lovely Little Girls sono un astronave fantastica, inquietante, algida e smooth nello stesso tempo. Rapitemi e fatemi quel che volete, infilatemi il groove tramite i vostri algidi tentacoli…Terms, ovvero quel che succede ad amplificare milioni di volte il suono nel cervello di un moschino bipolare ed ubriaco di nettare. Beh, è una scelta, ed in un certo senso anche una documentazione che a me, personalmente, mancava e di cui ora mi beo. Oh, stiamo finendo, caliamo sulle note dei Tijuana Hercules che ci cullano con un ronzante swing jazz parecchio ganzo e speziato il giusto. È il progetto di John Forbes, uomo già dietro a Mount Shasta e Dirt, quindi un bel cambio di rotta per quello che ad approfondire può essere un buon motore di sbronze fuori da un garage. Poi Pili Coït, tradizione occitana battagliera e fiera, sgarate ed urla incazzose, come ballare male sulle braci con la cotta di maglia ed i coglioni girati, tanta stima e qualche colpo di nun-chacko, aspetteremo l’album l’anno prossimo. Chiude John Dwyer insieme alla ciurma dei Psychic Graveyards, quindi il degno finale fra feedback, gracchi, voci registrate nell’oltretomba spaziale, i Man-or-Astroman? ripassati in lavatrice con trielina ed oppiacei, rallentando via via i giri.
Che dire? Parecchio swing, parecchio jazz, il giusto sporco, il ricorrersi per distruggere le righe e per divertirsi insieme. Una bellissima famiglia di zii pazzi, averne di feste di famiglia così spaventose.