Conobbi Stefan Christoff grazie al lavoro che pubblicò su nastro insieme a Joseph Sannicandro, Les Rumeurs De La Montagne Rouge, En Choeur, Convergent. Era il 2014 e da allora lo seguo sempre con interesse, producendogli anche uno split con Post Mortem aka Jan Kees Helm per la serie Tape Crash su Old Bicycle nel 2015. Stefan finì pure a collaborare con Matteo Uggeri in Spring Quartet, pregevole lavoro uscito nel 2019 che constava di una rielaborazione creativa di Matteo su un’improvvisazione con Stefan Christoff insieme ad un quartetto composto da violoncello, contrabbasso, violino e tabla presso La Casa del Popolo di Montreal. Attualmente lavora all’iniziativa Musicians for Palestine, progetto che coinvolge musicisti di differenti estrazioni a sostegno del popolo palestinese.
Di Lori Goldston può bastare dire che fu la violoncellista degli Earth di Dylan Carlson e che ha inciso album, tra gli altri, con Marisa Anderson, Aidan Baker ed Andrea Belfi. Passata più volte dall’Italia nei giorni in cui sto scrivendo questa recensione è a spasso con i Larsen e Jacopo Benassi per una performance che immagino sarà stata favolosa ed intensa.
Ma veniamo a Punk Equinox, registrato nel 2016 al La Plante di Montreal, un loft adibito a spazi di performance ora chiuso (inciso, non potrò mai andare a Montreal senza spendere migliaia di dollari canadesi in dischi, però credo sia realmente una bellissima città, con una fertile e ricca scena culturale, dovessi vincere al gioco sarebbe sicuramente una delle mete).
Violoncello ed organo Hammond che inizialmente si annusano, con tappeti ambientali e rintocchi da bassista che ti fanno quasi sentire il legno dello strumento e le corde. Chiudendo gli occhi possiamo davvero immaginare una stanza assolata, con un fiume oltre le finestre (potrebbe essere il St. Lawrence oppure le Riviêre des Prairies) appena increspati…poi il suono prende corpo, la corrente aumenta. The Sailing Hearts of Ancestors sembra un poema sonoro d’altri tempi. Si percepisce il passato, la strada ed i percorsi effettuati per approdare ad un luogo che è stato strappato agli indigeni (la comunicazione del La Plante, gestita dal Montreal Indigenous Community Network, chiude in calce alle comunicazioni con queste parole: “This event, like all others in Montreal, takes place on the unceded and occupied indigenous land of the Kanien’kehá:ka nation. The island called “Montreal” is known as Tiohtiá:ke in the language of the Kanien’kehá:ka people, and has historically been a meeting place for other indigenous nations such as the omàmiwininì and othe Anishnaabe peoples.” I brani sono ondivaghi, liquidi, seguono fasi e correnti mischiando fra di loro elementi e strumenti ma sempre mantenendo una forte connotazione folk e fuori dal tempo. Quando impennano si fanno più lirici mentre il ritmo basso ben si adatta ad officiare rituali od a contatti simbiotici con gli ambienti circostanti. A Gold Memory è antica, potrebbe sapere quasi di vecchio West, la tensione è invece più alta ed in un certo senso sintetica in I remember the Earth Sharing as Bombs Hit, che rimanendo sulle medesime dinamiche lascia quasi senza fiato, in attesa dei prossimi passi, o voli, visto che per una decina di minuti ci si libra nella luce del sole come Icaro. Wingspan in the Sunshine. Si termina con la pace e con l’elevazione, rispettivamente, in Pacific Beyond Borders e Lori Spirit. In quest’ultimo brano la violoncellista si prende la scena facendosi segatura, pulviscolo e materia degradabile.
Nei lavori di Stefan Christoff spesso attivismo ed arte collimano, creando presupposti per riferimenti a battaglie ed al sostegno attivo verso equilibri di appartenenza, ascolto ed attività che sempre più spesso è negato (il nastro inizialmente citato riprendeva i disordini di Montreal nel 2012 come base dei Field Recordings poi elaborati). In questo caso, insieme a Lori Goldston, il tutto assume anche un aura maggiormente arcaica, come se si andasse al nocciolo delle questioni. La ricerca delle espressioni, il comunicare attraverso il suono, il farsi portavoce degli elementi della natura, natura della quale facciamo parte e che dobbiamo rispettare. In questo caso a portare il messaggio sono suoni che avvolgono e stirano, facendoci diventrare parti di un paesaggio ed allo stesso tempo memori di esperienze e battaglie comuni.