Nuova prova discografica per il trio francese di Metz. La ricetta cambia poco rispetto al precedente BaïHo (la recensione è qui). Siamo sempre di fronte ad un enorme groviglio jazz core e punk funk, condito da voci urticanti e spesso volutamente fastidiose (esatta via di mezzo tra i manga e il growl). E se le influenze rimangono le solite, io continuo a sentirci i Ruins e massicce dosi di follia Skin Graft, ad aumentare è la padronanza della materia che porta il gruppo a permettersi qualsiasi cosa gli passi per la testa (accenni surf, movimenti meccanici alla Devo).
Da parte mia trovo decisamente intriganti le parti più ossessive, vedi un pezzo come Tapadi che da solo vale tutto il disco, la seconda parte di Sblaf e la conclusiva Mambossa. Rimane in ogni caso l'idea che Le Singe Blanc trovi su un palco la sua collocazione migliore, e che il cd sia solo un’appendice, certo necessaria ma che non soddisfa pienamente.